Beffa dopo beffa per la marineria: niente soldi e niente dragaggio, ostacoli e intoppi
Pescara – (di Stefano Leone) – ARMATORI SUL LASTRICO PER LA MANUTENZIONE DELLE IMBARCAZIONI FERME IN ACQUA DA OLTRE 8 MESI – (Foto: Mimmo Grosso) – Nuova doccia fredda (ma a molti sembra una beffa dopo tante beffe ormai insopportabili) per la marineria pescarese. Lo sconforto dei marittimi, sia armatori che lavoratori, deriva dal fatto che è giunta notizia che la Regione Abruzzo, che avrebbe dovuto erogare i fondi relativi alla CIG 2012, (Cassa Integrazione Guadagni), per poi riavere quanto anticipato dall’INPS, non verserà un solo euro. Questo significa che le imprese della pesca devono attendere i tempi tecnici dell’Ente di previdenza con intuibili e prevedibili allungamenti dei tempi stessi. La prassi dell’INPS passa attraverso l’espletamento della verifica di graduatoria delle imprese, poi l’invio della convocazione alla riscossione e, dunque, l’incasso del denaro da parte dell’impresa.
Tempi biblici che aggiunti al tempo già trascorso mettono gli operatori della pesca nella condizione di coma profondo. Si pensi che, ad oggi, l’INPS ha esperito l’individuazione solo di 16 delle 50 imprese di pesca; questo significa che altre 36 devono ancora passare l’iter anzidetto. A questo va ad aggiungersi la consapevolezza di non avere nessuna, anche pur minima indicazione di massima, certezza di quando potranno percepire un ulteriore trimestre della Cassa integrazione inerente il 2012 ne per il 2013. Anche sul fronte del ristoro, che il Governo centrale ha individuato nel piano sviluppo, quei ormai famigerati 3 milioni di euro, benchè già “decretati” non vengono ancora emanati e anche per questi fondi non si hanno notizie sui tempi di versamento. La Regione, dal canto suo, non da risposte poiché è alla ricerca della giusta motivazione per non incorrere nell’ammenda che potrebbe arrivare da Bruxelles, (e già questo appare singolare che un’Ente “istituzionale” abbia difficoltà a trovare una motivazione attinente in una situazione del genere). “La nostra attesa rischia di diventare troppo lunga – dice Mimmo Grosso – anche per quanto riguarda i lavori di dragaggio. C’è il rischio che si allontanino sempre di più, considerato che la ditta e il Provveditorato devono necessariamente portare avanti alcuni passaggi e ottenere le autorizzazioni previste, prima di avviare i lavori”. La SIDRA, ditta deputata ai lavori sarebbe pronta ma ciò che si vuole evitare è un eventuale inizio lavori e conseguente fermo per qualsivoglia anomalia buocratica o amministrativa, cosa peraltro già accaduta una volta. “Questo vuol dire che non è chiaro quando torneremo in mare ma è certo che a luglio dovremo fermarci per osservare il fermo biologico. Alle istituzioni chiediamo: come facciamo a sopravvivere in questi mesi?”. A questa domanda è ora che la politica dia risposta certa, una risposta dovuta a gente che ha mantenuto fin’ora una dignitosa posizione di comportamento anche a fronte di difficoltà oggettivamente gravi. La politica ha creato il problema e la politica ha il dovere di risolverlo al di la dei proclami trionfalistici di mera campagna elettorale. Questa situazione del porto ha già fatto diventare Pescara, e l’Abruzzo, lo zimbello nazionale ed europeo. Se i sobri tecnocrati del loden o i politici doppio petto precedenti, non sono ancora riusciti a dare una certezza ad una situazione ormai grottesca, evitino di dare l’ossigeno ad un paziente dopo che questi sia deceduto definitivamente. Ora le imprese della pesca sono davvero allo stremo: “…disperati e con le mani legate per una situazione non certo voluta da noi – dice ancora Grosso-.
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