Improvvisare nella musica? No
Chieti – Scrive Luciano Pellegrini: “Improvvisare è utile? Nell’ambito del teatro amatoriale può essere accettata, nella musica no.
Nel teatro dialettale e piccole compagnie, gli attori che preparano un paio di spettacoli all’anno per un pubblico composto da amici e quasi sempre non a pagamento, non si va a criticare. Si accetta e si ringrazia per l’impegno che ognuno ha dimostrato.
La musica purtroppo seleziona.
Il professionista deve studiare e diplomarsi in un conservatorio. Lo studio di un pianista o violinista, seguita in media altri 15 anni.
Il direttore di orchestra per la sua formazione, deve studiare di più.
Purtroppo accade che vengano programmati spettacoli con orchestra, cantanti e direttori di orchestra non professionisti.
Non tutti gli spettatori che vanno al concerto e pagano il biglietto, sono a conoscenza che assisteranno ad un’esibizione mediocre, anche se la musica è un’attività nobile e degna di rispetto anche per un non professionista.
La verità è che ci sono molti diplomati in conservatorio e la richiesta è scarsa.
Meno male che c’è una selezione naturale per cui solo quelli che hanno talento, e sono pochi, riescono ad affermarsi.
La maggior parte di musicisti, sono condizionati all’insegnamento nelle scuole dell’obbligo…, a cantare in qualche coro.
Sarà per questo motivo, che negli ultimi tempi, si mettono in piedi molte scuole di musica e la maggior parte si rivolgono a bambini. In questa società dove il lavoro è quasi una chimera, la speranza è, che imparando a suonare uno strumento, si possano risolvere i problemi.
Purtroppo non è così”.
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