Il PM rock, codici insieme alla musica
Pescara – (di Stefano Leone – foto di Massimo Leone) – Gennaro Varone, foto, il sostituto procuratore delle grandi inchieste, è uno dei sostituti di punta della Procura di Pescara dove è arrivato dieci anni fa. Originario di Taranto, 48 anni, (ma non si direbbe, ne dimostra spudoratamente molti di meno), ha frequentato l’università a Bari ed è il centravanti della Procura pescarese nell’aula 1 dei grandi processi agli ex sindaci Luciano D’Alfonso ed Enzo Cantagallo. Nella sua decennale permanenza a Pescara, è diventato il fustigatore e il magistrato maggiormente inviso ai politici. Insomma, il Maradona delle toghe in Procura, l’avversario che per affrontarlo, gli avvocati dei suoi inquisiti, studiano tattiche e tecniche per arginarlo, proprio come si faceva con el pibe de oro. Ma il Dott. Varone, quando poggia i codici sulla scrivania e ripone la toga nell’appendiabiti, diventa Gennaro e, chitarra e voce compone e crea testi e musiche di brani che lo hanno anche reso artista da classifica. Tanto è accaduto qualche tempo fa, quando il suo brano “Sognare le cose impossibili” l’ha portato nella classifica di Radio Parsifal. Dunque, da Pm incubo che ha messo sotto inchiesta una sfilza di politici e amministratori, ad artista che della musica ha fatto il suo nutrimento fin da bambino.
Siamo andati a seguirlo nel concerto che ieri sera a Pescara, con la sua band, ha tenuto per beneficenza in favore di Telefono Azzurro; lui è il leader del gruppo e, con la sua chitarra acustica, anche la voce solista. La band, lui compreso, è composta da 8 elementi con ben il 50% di “quote rosa”: una splendida solista di violino, due vocalist di prima fascia e una tastierista di pregio. A coagulare tutto una splendida Mila Cantagallo, nel suo avvolgente completo nero a presentare l’evento. Una Milly Carlucci di casa nostra più giovane e più bella. La musica? Un sound a volte moderato altre ritmato ma sempre sinuoso e coinvolgente tanto che spesso abbiamo notato la ola fra gli spettatori delle gradinate del Palaelettra. Ha suonato anche con una coreografia composta da un balletto d’eccezione: i bambini, con rigorosa maglia azzurra, della scuola primaria di Passo Cordone che hanno accompagnato due brani, ballando con una scenicità semplice ma pregnante e significativa. E lui, the Boss, li ha applauditi alla fine. Al termine del concerto abbiamo dovuto rubarlo letteralmente alle decine di persone che lo volevano salutare e toccare quasi fosse un’icona. Troviamo a fatica uno spazio discreto sul parterre e attacchiamo con cristallina semplicità dal momento che lui, sorvola i convenevoli, e passiamo a darci del tu.
- Quando e come è iniziata la passione per la musica?
“Ai 10 anni, ho suonato prima con il piano poi la chitarra, la musica mi ha sempre accompagnato”.
- Quindi prima la musica poi i codici?
“Si assolutamente; prima la musica e poi i codici nella musica sempre, dovunque io sia stato ci sono sempre stati un pianoforte e una chitarra con me”.
- Di che segno è Gennaro Varone?
“Io sono Toro ascendente Scorpione; lo Scorpione è un segno un po’ pericoloso ed è equilibrato dal Toro”.
- I codici e la chitarra, due mondi agli antipodi; i codici seriosi, precisi, inequivocabili e asettici la chitarra emozione, sensazione, immaginazione e anima. Due cose completamente all’opposto ma dove trovano il punto d’incontro?
“Trovano il punto d’incontro nella passione con cui io ho sempre svolto qualunque attività nella mia vita. Non ho mai fatto nulla per scherzo o per gioco, ho fatto sempre tutto molto seriamente; questo è il punto di contatto fra tutte le mie manifestazioni”.
- Come peso sotto l’aspetto dell’impegno, molto più pesante il codice o la musica?
“Bè, più pesante il codice, il lavoro ha un peso psicologico non indifferente; la musica è passione quindi è leggerezza, è emozione. Sono due attività molto diverse”.
Non nascondiamo che, durante l’intervista, noi che lo incontriamo spesso nelle vesti “istituzionali” del Pm Dott. Varone, dobbiamo affermare che la sua sobrietà e pacatezza traspare anche quando, nelle vesti di Gennaro Varone artista, viene smussata da una t-shirt nera con disegno dorato sul petto che indossa sotto la giacca aperta. E anche nell’intervista è discorsivo e senza costruzioni.
- E’ stato molto bello il brano di chiusura del concerto tanto che, più volte sugli spalti, si sono sentiti applausi e ovazioni durante l’esecuzione. Soprattutto ai nomi di due tuoi illustri colleghi Falcone e Borsellino. Come è nata questa canzone?
“La canzone è nata due giorni fa perché, dopo aver scritto “Sembra l’Italia” che è un brano ironico sui difetti degli italiani, ho voluto invece legarvi un brano che esaltasse le nostre virtù. Nel brano non ci sono soltanto Falcone e Borsellino, ci sono giornalisti come Claudio Fava e Peppino Impastato, ci sono anche i nomi di persone morte nelle stragi come Cinzia Andreso e Antonella Ceci, ci sono i nomi dei poliziotti delle scorte. E’ una canzone che vuole ricordare ognuno di noi”.
Non riusciamo più a far attendere tanta gente che lo vuole suo; vogliono il magistrato ma vogliono anche l’artista in un insieme di ammirazione e strana considerazione di ciò che un personaggio di alto rango “istituzionale” può rappresentare anche e soprattutto per l’arte e per la solidarietà. Lui, con un sorriso per tutti, saluta dicendo candidamente: “Grazie a tutti. Speriamo di rivederci presto”. Qualcuno, nella ressa sottolinea sorridendo: “Speriamo non in tribunale”.
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