Tanti soldi, ma le case dove sono?
L’Aquila – 750 MILIONI DI FONDI GESCAL, MA NESSUN OBIETTIVO RAGGIUNTO – Scrive Pio Rapagnà, Mia casa, ex parlamentare, scrive: “Denuncio il fatto che la Regione Abruzzo, pur avendo ricevuto più di 750 milioni di Euro di fondi GESCAL per la realizzazione di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, non ha raggiunto nessuno degli obiettivi per i quali tali ingenti risorse sono state “prelevate” dalle buste paga dei lavoratori dipendenti e pensionati, mentre, contestualmente, gli stessi assegnatari hanno versato alle ATER (ed ex-IACP) quasi 260 milioni di Euro per canoni di locazione. E’ “scandaloso” che in Abruzzo, dopo la cancellazione del “patto di futuro riscatto” degli alloggi ex-GESCAL, siano più di 147.000 le famiglie che non sono “ancora” proprietarie di alcuna abitazione.
Denuncio che, pur dopo la immane tragedia del terremoto del 6 aprile 2009, neanche le massime Istituzioni della Regione Abruzzo abbiano accettato di “ragionare”, di “intervenire” e di impegnarsi, notte e giorno, per “favorire e incentivare” la “ricostruzione, riqualificazione e messa in sicurezza antisismica” di un intero e “preziosissimo” patrimonio abitativo pubblico, ancora affidato alla proprietà e alla gestione di ben 5 ATER, che, tra l’altro, sono “enti strumentali” della Regione e dei Comuni e vengono gestiti ed amministrati da “Organi di vertice” di sostanziale emanazione politica, con tutti i costi e gli sprechi conseguenti e che sono davanti agli occhi di tutti.
Chiedo, ancora una volta, al Consiglio regionale di prendere esempio dalla Regione Emilia e Romagna e a quattro anni ormai trascorsi dal 6 aprile 2009 di approvare, senza perdere altro tempo, una Legge quadro per la ricostruzione e la messa in sicurezza antisismica della Edilizia Residenziale Pubblica regionale e comunale”.
Il terremoto che ha colpito l’Abruzzo, e il ripetersi di scosse “importanti” in aree dentro e fuori il cratere sismico del 6 aprile 2009, ripropongono drammaticamente all’attenzione di tutti il problema della “estrema vulnerabilità” del nostro patrimonio abitativo pubblico, mentre le Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 2003 e n. 3467 del 2005 per le costruzioni in zone sismiche di nuova classificazione, imponevano scadenze ed impegni gravosi per l’adeguamento del patrimonio, da un lato, e l’aggiornamento a nuovi metodi di calcolo delle strutture antisismiche, dall’altro, tenendo conto dell’entita dei “nuovi” rischi, anche in considerazione delle condizioni dei fabbricati, derivanti dalla vetustà e dagli eventuali interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazioni cui possono essere stati assoggettati e, in questo caso, delle misure di “adeguamento antisismico” non ancora applicate
La Regione Abruzzo ha il dovere di mettere in atto con la massima urgenza un intervento per “consolidare e mettere in sicurezza”, rispettivamente, 2.945 alloggi popolari nel comprensorio dell’Aquila; 1.619 nella zona di Avezzano e 1.294 in quella della Valle Peligna e del Comune di Sulmona; 715 in Provincia di Teramo, 875 in Provincia di Chieti e 358 nella Val Pescara.
Chiedo infine al Presidente della Regione Gianni Chiodi, agli Assessori regionali alla Protezione Civile, ai Presidenti della Provincia e al Sindaco dell’Aquila: che cosa è stato fatto, negli ultimi anni, in Abruzzo ed in Provincia dell’Aquila, in merito alla “messa in sicurezza” preventiva delle abitazioni pubbliche delle ATER e dei Comuni realizzate in zone sismiche? Che fine hanno fatto, e come sono state utilizzate, in merito, le “risultanze, le conclusioni e le proposte” elaborate dagli studi, dalle indagini e dal lavoro delle due Società “in housing” Collabora e Abruzzo Engineering?”.
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