Troppo buono il presidente Schirò
Nella relazione all’apertura dell’anno giudiziario abruzzese, oggi a L’Aquila, il presidente della Corte d’appello Schirò ha detto – tra l’altro – che è lecito criticare le sentenze, ma non è lecito denigrarle. Riferimento, è ovvio, alla sentenza del processo Grandi Rischi, nella quale il giudice Billi inflisse sei anni a vip e signori del terremoto. Di questa sentenza ha parlato tutto il mondo, e c’è stata una possente levata di scudi da parte di chi conta in Italia. Di chi conta davvero. Ma soprattutto, presidente Schirò, c’è stata una bordata invereconda di bugie, che sono peggio della denigrazione – alcune di approssimativi e impreparati cronisti allo sbaraglio – allorchè si è scelto il roboante titolo “condannati per non aver previsto il terremoto”.
Un titolo ad effetto, del tutto falso e in totale malafede (o totale ignoranza, che è peggio quando si comunica ai cittadini). Il presidente è stato dunque troppo buono. Stupisce e addolora che per querele di persone di basso profilo, che puntano solo ad avere quattro soldi, un giornalista debba subire i rigori della giustizia anche per anni, mentre chi ha scritto e diffuso ai quattro venti il falso non abbia subito alcuna conseguenza. E non c’era falso più falso, aggravato da titoli urlati e in malafede. E ben si sa che un titolo è sufficiente perchè si incappi nel reato di diffamazione. Peggio ancora, nella menzogna. Il peggio per chi comunica: di sbagliare capita, di mentire non deve capitare.
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