Omicidio a casa: problema identitario
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) –
“I delitti sono proporzionati alla purezza della coscienza, e quello che per certi cuori è soltanto un errore, per alcune anime candide assume le proporzioni di un delitto” – Honoré De Balzac
L’epoca in cui viviamo è pervasa dagli effetti prodotti dalla tecnologia e dai mass media, che sono del tutto differenti rispetto a quelli prodotti dal mondo dominato dai valori tradizionali. Perciò la formazione dell’identità , in un periodo in cui è radicato un ampio spettro di modelli talvolta troppo discordanti, si contestano le autorità e si prendono le distanze dalle norme, diviene complessa ed è difficile sostenere adeguatamente le nuove generazioni nella capacità di far fronte alle continue, complicate, eccessive ed impellenti richieste proprie della società post-moderna. La recente (settembre scorso) tragedia di Reggio Emilia, dove un uomo ha ucciso la moglie e i due figli e poi ha tentato di togliersi la vita, conferma il primato dei delitti in famiglia nelle statistiche degli omicidi volontari compiuti in Italia. La terribile escalation di omicidi commessi tra le mura domestiche (uno su tre), è diventata, negli ultimi anni, un triste primato. Lo ha rivelato il Rapporto Eures relativo agli anni 2005-2006, secondo il quale i delitti che si consumano all´interno dello stesso nucleo familiare sono al primo posto con il 31,7% del totale nazionale, con 195 casi registrati sui complessivi 621 nel 2006. . Secondo il rapporto il fenomeno è in netto aumento (+12,1% “solo” 174 casi nel 2005) e continua a caratterizzare principalmente il Nord (94 vittime, pari al 48,2%), seguito dal Sud (62 vittime, 31,8%) e dal Centro (39 vittime, 20%). Nel Sud al primo posto ci sono gli omicidi compiuti dalla criminalità organizzata (44,6%), mentre i delitti in famiglia si attestano al 19,2% (62 casi nel 2006). La Lombardia detiene il triste primato dei delitti in famiglia seguita da Veneto (22) e dalla Campania (18). Nella graduatoria provinciale Milano si piazza al primo posto con 15 vittime, seguita da Roma (10), Siracusa (7), Napoli e Verona (6). Le vittime più frequenti sono le donne (134 nel 2006, +36,7% rispetto alle 98 del 2005), pari al 68,7% delle vittime degli omicidi familiari. Gli uomini, con 61 vittime rappresentano il 31,3%. Molto consistente si conferma il numero di vittime in famiglia ultrasessantenni (38 casi nel 2006, pari al 19,5% del totale), la cui dinamica prevalente è quella dell´omicidio interno alla coppia, spesso seguito dal suicidio dell´autore. La “coppia affettiva” mantiene il primato nei delitti compiuti in famiglia, con, nel 2008, 103 vittime complessive, pari al 52,8%. Tra questi è nel rapporto coniugale che si conta la percentuale più elevata (70 casi, pari al 35,9% degli omicidi familiari), seguito dai delitti in cui le vittime sono ex coniugi o ex conviventi dell´autore (26, pari al 13,3%) e dagli omicidi maturati all´interno di relazioni non formalizzate (7 vittime). Il secondo ´gruppo di omicidi familiari riguarda la relazione genitori/figli (23,6%) con 21 genitori uccisi dai figli e 23 figlicidi. Il terzo gruppo riguarda le altre relazioni di parentela (35 vittime nel 2006, pari al 18%), tra le quali il dato di maggior interesse riguarda i fratricidi (10 vittime, pari al 5,1% degli omicidi in famiglia). L´analisi dei moventi dei delitti familiari rileva una prevalenza degli omicidi derivanti da liti e dissapori (24,6%). Al secondo posto l´omicidio passionale che, anche nel 2006, si caratterizza come un fenomeno diffuso prevalentemente al Nord (28,7% dei casi, seguito dal Sud con il 19,4% e dal Centro con il 7,7%). Sul fronte opposto gli omicidi per motivi di interesse/denaro continuano a essere prevalenti al Sud (16,1%, a fronte del 5,3% del Nord e il 2,6% del Centro). Insomma da noi quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, la casa, si è trasformato nel luogo a più elevato rischio. Sicchè abbiamo ben poco da meravigliarci se alcuni folli della comunità islamica si lasciano andare ad efferati delitti familiari. I fatti e la cronaca ci dicono che la situazione della famiglia in Italia ha raggiunto i livelli più bassi e la vita umana, per alcuni soggetti, ormai non ha più valore. Il problema della violenza in famiglia non riguarda solo i mussulmani, ma più in generale la società intera della nostra nazione. Occorre, quindi intervenire su tutti, non soltanto su alcuni gruppi religiosi, con manifestazioni di intolleranza xenofoba Lo Stato dovrebbe mettere in campo azioni volte a promuovere un cambiamento di mentalità in tutta la popolazione, perché quello della violenza domestica è un problema di tutta una Nazione. Ciò che davvero preoccupa è l´atteggiamento di persone come il sindaco di Azzano Decimo, il leghista Enzo Bortolotti, famoso per aver firmato la prima ordinanza “anti burqa” (vuoi girare col volto coperto? Raus!) e che ora invita Fatna Sharok, 39 anni, la mamma di Sanaa ad andarsene dal paese. Guardando alla nostra situazione ed al dramma di una violenza esplosiva, mi viene in mente un trittico di film: Audition sui problemi della moderna società industrializzata, Battle Royale, film anarchico su una gioventù vessata costretta dal governo a massacrarsi durante una sorta di Grande Fratello e Suicide club, incentrato sulla piaga dei suicidi, in particolare quelli di gruppo. In verità viviamo in società sadiche e paranoiche, maschiliste e vendicative, in cui efferatezza ed ostentazione sono visti, in fondo, come elementi positivi. Così, dietro ad una apparenza (quella ad esempio televisiva), patinata ed estetizzante, si nasconde il grand-guignol dello scadimento di ogni regola e di ogni senso morale, celata da una raffinata, prismatica nuova direzione: affermare solo se stessi. Famiglie multiproblematiche che presentano un mix di problemi a più livelli; uno sbandamento, un’erranza, che è innanzitutto una perdita di quel minimo di continuità che costituisce l’ancoraggio di ogni individuo; quartieri che non sono più quartieri se non per le targhe che li indicano e li delimitano, quartieri che non costituiscono più la città , scuole che sono scollegate completamente dalla vita della stessa: sono questi i veri problemi da affrontare in una società in cui la stessa famiglia uccide con ferocia.
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