Scuola: in 600 sono restati sulla costa
L’Aquila – Si raccolgono i primi dati sull’esordio (difficile, ma era scontato) dell’anno scolastico nel cratere sismico aquilano. In 600 circa sono rimasti nei centri della costa nei quali hanno abitato, sfollati, dall’aprile scorso. Così hanno preferito le famiglie, sicuramente in maggioranza sul numero totale, visto che alcuni hanno usato le navette gratuite per L’Aquila, alcune delle quali giunte però non solo in ritardo, ma anche semivuote. Il ritardo è stato dovuto non all’autista, certamente, o ad altre persone: solo al traffico spaventoso trovato ai caselli autostradali e all’interno della zona urbana dell’Aquila. Nessuno è stato in grado di produrre qualche risultato utile per alleviare la pesante situazione. Traffico folle, incontrollato, lentissimo, ritardi assicurati per tutti: una situazione alla quale si dovrà porre rimedio, perchè non è pensabile di poter affrontare un anno scolastico in questa situazione.
In classe a L’Aquila e dintorni sono rientrati, viene assicurato, in circa 4.000, pari al 40% circa dei circa 10-11.000 studenti iscritti. Gli altri rientreranno nelle due prossime chiamante, fino al 5 ottobre. Il capo della Protezione civile Bertolaso ha voluto essere presente questa mattina alla scuola Rodari di Pile, dove ha distribuito volantini con istruzioni antisismiche. In tutte le scuole si parlerà e molto dell’argomento, si faranno esercitazioni, si costruirà quella cultura sismica che nessuno – in una terra altamente sisica, abbiamo visto quanto… – ha mai pensato di creare. L’Aquila paga il prezzo delle proprie inettitudini, delle omissioni, delle incapacità a livello alto e altissimo. Il terremoto c’è sempre stato, e si temeva fondatamente che sarebbe anche tornato. Ma non se ne occupava nessuno e si costruiva beatamente sulle faglie, facendo soldi a palate e rifilando alla gente case ad altissimo rischio. Questa era L’Aquila. Oggi dovrebbe cambiare tutto, o almeno si spera. A Ovindoli il sindaco Piero Angelosante ha inaugurato la nuova scuola sostalmente antisismica, costata più di mezzo milione, costruita in poco più d’un mese. C’erano clown, sorrisi, tanta voglia di vivere normalmente. Ma ci si chiede se si ha cervello in testa come mai una scuola possa sorgere in un mese, mentre un’infinità di incompiute restano per anni e anni, con enormi sprechi di risorse. Il terremoto ha insegnato anche questo: che siamo sempre stati sostanzialmente dei cialtroni sul piano politico e amministrativo: parliamo, ovviamente, non di Ovindoli, ma in modo generale.
A L’Aquila c’è, infine, chi non crede che le scuole siano sicure e reclama certificazioni e documentazioni. Sono alcuni dei comitati spontanei, spesso qualunquisti e disinformati su tutto, ma dalla voce grossa. Domani ci saranno incontri con le autorità , e ancora proteste e pretese di documenti. Oggi un tecnico, accompagnando il figlio a scuola, ha voluto verificare di persona le condizioni dell’edificio. Poi ha lasciato entrare il figlio. Magari è meglio agire così, sincerarsi, che protestare e protestare sempre e comunque. Un minimo di collaborazione diamola tutti. Come mai fino al 6 aprile nessuno – neppure di coloro che oggi predicano e berciano – si era mai preoccupato del terremoto e di dove si stava espandendo la città ? O forse qualcuno pensava che L’Aquila fosse come la Sardegna e l’Inghilterra, cioè esente dalla sismicità ?
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