Parco su riproduzione in cattività


Pescasseroli – Da Giuseppe Rossi , Parco nazionale d’Abruzzo, riceviamo: “Nei giorni scorsi, la Società di Storia della Fauna “Giuseppe Altobello” di Campobasso, ha diramato un “Appello” per salvare l’Orso Marsicano “tutt’ora ad alto rischio di estinzione se non già definitivamente perduto”.
Naturalmente, per il Parco, ben vengano sollecitazioni, appelli e inviti alle Istituzioni interessate affinchè dedichino la massima attenzione alla tutela di questo magnifico e prezioso animale e pongano in essere tutte le iniziative necessarie per assicurarne la sopravvivenza, elaborando strategie di conservazione magari più adeguate e incisive di quelle finora messe in atto.
Nello specifico, l’Ente Parco, prendendo atto dello spirito positivo che anima l’iniziativa e ringraziando la Società Altobello per l’attenzione che dimostra per l’orso marsicano e i suoi problemi, ritiene per ora non praticabile quanto proposto, per ragioni di carattere logistico e per ragioni etiche e di conservazione.

Quando si parla di popolazioni a rischio di estinzione, il cui contingente numerico è ridotto a poche decine di effettivi, una delle prime ipotesi che si affacciano alla mente è quella della riproduzione in cattività e della reintroduzione degli individui così riprodotti per incrementare la popolazione. Tanti sono gli esempi in proposito: dal panda all’orice d’Arabia, al bisonte europeo.

Nel combattere la battaglia per la tutela di specie ad alto rischio, e l’orso marsicano è una di queste, non ci si può permettere il lusso di scartare alcuna opzione. Nel nostro caso, però, ci sono tante criticità, che si possono in sintesi formulare e analizzare, facendo alcune considerazioni, senza pretendere di essere esaustivi e di completare il campo della discussione.

Innanzitutto, se è vero, come è vero, che l’esigua popolazione di orso marsicano, di 40-50 esemplari, è la stessa degli anni ottanta del secolo scorso, ciò significa che comunque per un certo numero di anni è stata assicurata la vita ad almeno un numero minimo di esemplari, grazie all’opera, seppure parziale, del Parco Nazionale. Non si comprende pertanto per quale motivo si debba o si possa ritenere ormai praticamente perduta la battaglia per l’orso marsicano. E’ evidente comunque che qualcosa non va, se il rischio di estinzione resta immutato e il numero di individui non aumenta, anzi si teme possa diminuire. Si tratta, forse, di ricorrere alla adozione di adeguati e a volte più decisi provvedimenti di conservazione, che non sempre è facile individuare e soprattutto fare accettare agli umani destinatari.

La riproduzione in cattività implicherebbe la cattura di un maschio e di una femmina, da sottrarre quindi alla attuale esigua popolazione, con le conseguenze negative che si possono immaginare, non essendo peraltro certa la capacità della femmina di riprodursi in cattività. Meglio lasciare il maschio e la femmina liberi di accoppiarsi e riprodursi nelle foreste del Parco, considerato che ad oggi la popolazione ha femmine fertili in grado di riprodursi in natura e che il tasso riproduttivo rimane costante.

Senza contare che per realizzare il progetto occorrerebbe o creare un recinto idoneo (spendendo risorse importanti che potrebbero invece essere destinate ad altre misure di tutela) o fare riferimento a strutture (gli zoo) che dovrebbero avere tale recinto. Il recinto dovrebbe consentire di separare il maschio dalla femmina dopo l’accoppiamento, dovrebbe essere in area lontano da interferenze umane, gli animali dovrebbero trovarvi risorse naturali sufficienti o comunque non essere mai in contatto con chi provvede loro il cibo.

In natura i cuccioli restano con la femmina per circa 15 mesi perché soggetti ad una fase di imprinting materno e di apprendimento, al termine della quale sono in grado di alimentarsi autonomamente, avendo sviluppato conoscenza dei luoghi e delle risorse trofiche disponibili. In una riproduzione in cattività come arrivare allo stesso risultato? Non sarebbe infatti per niente semplice liberare giovani orsi in territori selvaggi di grande estensione, che non ci sono, finendo con l’aggravare il fenomeno dei cosiddetti “orsi confidenti”.

Infine, non può mancare la considerazione che qualsiasi progetto destinato a interferire sulle dinamiche di una popolazione in declino, per avere successo implica la rimozione delle cause che hanno portato al declino della specie.

Quindi, prima di pensare a riproduzioni in cattività, qualora ve ne fosse bisogno, è opportuno e necessario operare con il massimo impegno per eliminare gli attuali problemi dell’orso marsicano.

Ciò sarà possibile, come ripetutamente sottolineato e ribadito dal Parco, associando all’impegno tutte le istituzioni pubbliche e private interessate, migliorando sempre più le capacità di convivenza con le attività umane, coinvolgendo adeguatamente i diversi attori del territorio e specialmente allevatori e agricoltori, migliorando le misure di tutela adottate e adottandone di nuove più puntuali ed efficaci. Tra le più importanti misure di tutela, da potenziare, andrebbero ad esempio considerate il maggior il controllo delle riserve integrali, evitandone qualsiasi tipo di utilizzo economico per assicurare quiete e tranquillità all’orso e il miglioramento dell’accesso alle risorse alimentari anche sperimentando o tornando a sperimentare qualche intervento di allevamento e coltivazione tradizionali. Sarebbe poi necessario regolamentare in modo più deciso il pascolo del bestiame domestico per favorire l’antico allevamento ovino e scoraggiare il pascolo brado gravemente dannoso, chiudere al traffico turistico e comunque incontrollato tutte le strade di penetrazione cosiddette forestali che ancora sono attive, migliorare il controllo anche delle zone B e C del Parco, limitare la frequentazione turistica intensiva di alcune zone particolarmente delicate per l’orso Tutte misure da adottare con il concorso dei comuni e delle categorie che, purtroppo, spesso non si rendono disponibili e in alcuni casi sono apertamente contrari.

Non si tratta che di alcune delle misure necessarie, in parte già in corso, seppure tra grandi difficoltà, alle quali però tutti devono concorrere convintamente (Stato, regioni, province, comuni, enti, associazioni, istituzioni, operatori, cittadini), nella consapevolezza che soltanto grazie a un grande impegno comune sarà possibile salvare questo nostro grande e prezioso patrimonio. Deve esser chiaro che, in caso di sconfitta, nessuno potrà chiamarsi fuori e sottrarsi alle proprie responsabilità!

Altra cosa è invece perseguire il definitivo riconoscimento della specificità scientifica a livello mondiale dell’orso marsicano, a tutt’oggi praticamente non considerata.

Infatti, l’Ursus arctos marsicanus è citato esclusivamente in alcuni lavori italiani e non è citato neppure nella Direttiva Habitat. E’ necessario perciò far conoscere la specificità del nostro orso marsicano a tutto il mondo facendo innanzitutto conoscere le ultime acquisizioni scientifiche come la cronometria, gli esiti delle indagini genetiche, ecc., in modo da rendere “universale” la battaglia per la sua salvaguardia cercando alleati anche fuori dai confini nazionali.
In questo il Parco è del tutto disponibile per ogni collaborazione con Istituzioni, studiosi e ricercatori”.


22 Gennaio 2013

Categoria : Scienze
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