Tilt per l’ultimo flipper, chiude “Maccarò”
L’Aquila – COMMIATO SORSEGGIANDO UN COINTREAU AL GHIACCIO – Scrive Franco Taccia: “Davanti al cinema Massimo c’è ancora la locandina, incredibilmente nitida, che pochi giorni prima del terremoto preannunciava il film di Pupi Avati, “Gli amici del Bar Margherita”. Ogni volta che passavo li davanti provavo qualcosa di strano. Poi quando pochi giorni fa ho avuto la conferma che il bar Gran Sasso, anzi il Bar “Maccaro’ ” chiude per sempre ho ripensato al film, che non ho visto e credo non vorro’ piu’ vedere ed al libro, quello l’ho letto, che narra quella che poi e’ la storia descritta sulla pellicola, e ho visto in un flash decenni di “Amici del Bar Maccaro’ “.
Ora che anche l’ultimo flipper è andato in tilt, con la scritta “game over” che non verra’ cancellata da un’altra moneta (ricordate? “insert coin” ?) restano solo i ricordi. Della fila davanti al flipper piu’ ambito, perche’ ognuno aveva il suo preferito, dei “funanboli” come Giovanni che riusciva a giocare stando di fianco alla “creatura” e a toccare con destrezza i due pulsanti laterali per far schizzare la pallina verso un nuovo record, sempre toccando con dolcezza e fermezza i due lati del Flipper come a convicerlo di non fare le bizze. Se ci provava uno normale era un tilt assicurato. O di quello che tornando dalla Spagna, figurarsi l’accoglienza in tempi in cui anche Riccione era una chimera, per prima cosa, prima di raccontare le avventure estive, chiedeva una bella birra perche’ in Spagna, visto che doveva dire “me puede poner un vaso de cerveza, por favor ?” gli era quasi passata la voglia.E mille altri “amici” .
E poi Vincenzo e Mario, i due fratelli, così diversi e così simili. Tutti e due con la battuta di spirito sempre pronta, piu’ pacioccona quella di Mario, piu’ “chirurgica” quella di Vincenzo. Con Mario che, ne sono certo, sotto la canottiera, indossa la maglia del Milan, sempre pronto a fronteggiare gli amici avventori, un’orda di Interisti, Juventini e tifosi di “ventura” di ogni tipo. Se Pupi Avati conoscesse la storia del Bar Gran Sasso e ne traesse un film prenderebbe il “Leon D’oro” a Venezia, come minimo. E se Mario e Vincenzo volessero scrivere un libro di ricordi verrebbe piu’ grande, pardon volevo dire “paccuto”, dei Promessi Sposi. Parlerebbero delle domeniche, dopo la partita in casa dell’Aquila Calcio, quando ci si ritriovava li a parlarne, come gli amici piu’ affezionati al rugby. Era un passaggio obbligato, quasi un santuario. Per un periodo, abitando in Via Tre Spighe, ci passavo per lo meno dieci volte al giorno. Un saluto, un caffe’, due battute. Un giorno, ricordo, io “calciomane” dalla nascita, entro e trovo nel bar un calciatore dell’Ascoli allenato da Carletto Mazzone, quel periodo in “ritiro” precampionato a L’Aquila. Era un terzino, Carmelo Logozzo per la precisione, che in un momento di liberta’ sorseggiava un Cointreau con ghiaccio, il famoso liquore francese.
Confesso che per qualche periodo, quando potevo permettermelo, anch’io lo sorseggiavo avidamente, sotto lo sguardo ironico di Vincenzo che era tutto un programma. Altri tempi. Ricordi che mi portanto a quando avevo dicotto anni, ai Platters, a L’Aquila di Scataglini e del Bar Europa. E del Bar Gran Sasso, anzi, Maccaro’. Speriamo solo che al suo posto, se mai avverra’, aprano un locale simpatico, tranquillo, come il suo predecessore”.
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