“Sono super? Cercherò di meritarmi l’appellativo, per ora lavoro”


L’Aquila – INTERVISTA AL SUPERASSESSORE PIETRO DI STEFANO – Caparbio, determinato e dotato di una volontà coriacea. Pietro Di Stefano, ancora giovane ma vecchio nel cursus honorum politico. Importante nel suo partito, il PD. Prima sindaco a Cagnano Amiterno (bravo), poi alla Provincia, magari con un pensiero per la Regione, in seguito sfumato nei meandri delle stanze dei bottoni. Ora al Comune, dove il sindaco gli ha affidato il timone dell’assessorato che scotta di più, in un momento storico per L’Aquila senza precedenti. E speriamo con un futuro.
A contarci è prima di tutto lui, Di Stefano, che ha preso di petto il suo lavoro complicato e lo manda avanti. Sempre più difficile, nel momento in cui tutti si aspettano – da quasi quattro anni – l’avvio autentico della rinascenza fisica e urbanistica della città. Dunque, due chiacchiere necessarie con l’assessore e otto domande.

Di Stefano, la chiamano superassessore, quindi da lei L’Aquila aspetta superisultati… Promesso?
—Nelle persone concrete i superlativi generano sempre un po’ d’imbarazzo. Forse perché poi sappiamo che faremo davvero di tutto per cercare di meritarceli. La delega alla ricostruzione nasce nel 2009 con la mia nomina; il Sindaco dell’Aquila intese dedicare una figura specifica alla Ricostruzione e, in seguito, anche altri comuni del cratere adottarono quella soluzione. Ho di certo acquisito in questi tre anni competenze straordinarie, come straordinario è stato l’evento sismico, ma mi creda, mai ho pensato di metterle a disposizione di altro che non fosse L’Aquila.

Lei, come il sindaco Cialente, attaccava il commissario Chiodi un giorno sì e l’altro pure. Ora Chiodi non c’è più, e la ricostruzione quanto meno langue. Con chi sceglie di prendersela?
—Pensi che io ho invece l’impressione di dover sempre difendere il mio e il nostro operato dalle altrui, sterili, polemiche.
Il commissario alla ricostruzione, ancora oggi presidente della regione Abruzzo (e dunque dotato di potere legislativo, come quel Vasco Errani che tanto sta facendo per l’Emilia) ha terminato il suo mandato a fine agosto dello scorso anno.
Dalla fine della sua governance sono passati dunque solo 4 mesi, ma questo non ci ha risparmiato dal leggere recentemente sul giornale un ennesimo attacco all’operato del comune dell’Aquila, condito da puerili inesattezze (frutto di ignoranza sulle procedure) e gratuiti veleni. Chiodi, nel suo attacco frontale, si fregia addirittura di aver difeso da solo L’Aquila da non meglio identificate lobby di potere.
Io dico che un presidente dovrebbe onorare il suo incarico, andare sino in fondo e denunciare le lobby di cui parla e sostengo che dal canto nostro abbiamo difeso la città ed il territorio da una lobby burocratica che non avrebbe permesso l’attivazione di nessun cantiere in centro storico e da una lobby politica che avrebbe voluto una città debole nel panorama regionale per più facilmente spogliarla delle sue funzioni istituzionali.

Nel 1703, dice la storia (ma chi sa se è vero) impiegarono 10-12 anni a rimettere in piedi L’Aquila. Noi siamo già a quasi quattro. E persino la demolizione del palazzo bianco di corso Federico II sta andando avanti come una lumaca, anzi si è fermata.
—Le poche testimonianze rintracciabili dicono che nel 1703 ci vollero oltre 50 anni per rifare L’Aquila. Con i mezzi, le attrezzature e le tecniche che il progresso ci mette a disposizione si potrà andare certo più spediti. I problemi ostativi sono le procedure farraginose (che il Comune comunque sta riuscendo a snellire) e le scarse risorse umane. La demolizione dell’ex palazzo INAIL sta andando speditamente nonostante la separazione e cernita certosina dei materiali.

Quali secondo lei le priorità immediate, le prossime scadenze per avviare davvero i cantieri in centro?
—Se definiamo “centro” tutto quello che é cinto dalle mura urbiche, è consistente il numero di cantieri avviati nella zona della Villa Comunale, a Santa Maria di Farfa, a via Castello, Viale Duca degli Abruzzi e il conseguente e progressivo rientro delle famiglie. Se invece “centro” é la parte medievale della cittá, i cantieri aperti si riferiscono agli interventi pubblici ed ai progetti che la Soprintendenza ha giá valutato (Palazzo Ciolina, Palazzo Fibbioni, Palazzo Leli, Palazzo Micheletti, Palazzo Cappa Camponeschi ecc.); se questo é accaduto é stato solo grazie alla determinazione del Comune contro l’immobilismo commissariale. Si poteva fare di piú, ne sono certo, ma venivamo tacciati di polemica ogni qualvolta cercavamo di difendere la cittá. La prioritá é quella della parte centrale dove era la vita economica e sociale degli aquilani. Le procedure più veloci le abbiamo deliberate in attesa della firma del Presidente Monti che si prevede nei prossimi giorni. Ora deve emergere il nostro spirito collettivo e di attaccamento alla città perché ognuno provveda al meglio ai propri compiti nell’interesse collettivo. Scriveremo insieme una bella pagina nella storia futura della città.

Ci dica semplicemente la verità dei fatti, anche se è amara: i soldi ci sono o non ci sono? E, se ci sono, dove sono fermi?
—I due miliardi del plafond Cassa DD.PP sono finiti da oltre due mesi. Ho ripetutamente sollecitato l’allora Commissario ad attivarsi presso il Governo per un’altra tranche di finanziamento; ho reso poi pubbliche queste mie sollecitazioni, scritte, solo dopo essermi arreso all’evidenza che non avrebbero trovato alcun riscontro amministrativo. Chiodi mi ha fatto rispondere che facevo polemica, ma il risultato é stato che all’Emilia hanno assegnato ben 12 miliardi e a L’Aquila nulla.
Con la delibera CIPE del 21 dicembre scorso abbiamo avuto i soldi per il 2013 (circa 800 milioni) ma con il nuovo governo bisogna tornare ad insistere per il finanziamento con Cassa DDPP, pena l’abbandono passivo di una buona pratica che velocizzava la ricostruzione dell’Aquila e che, per questo, è stata mutuata dall’Emilia.
Confido dunque in Pierluigi Bersani, prossimo premier italiano.

I progetti presentati per essere finanziati in centro quanti sono? E’ vero che la burocrazia è puntigliosa e rimanda tutto indietro solo se una fotocopia non si legge bene? Oppure tutto va speditamente, e si tratta solo di maldicenza (siamo a S.Agnese…)
—Le progettazioni degli agggregati del centro storico sono complesse e hanno richiesto tempo ed approfondimenti. Credo che siano tutte in fase molto avanzata e, con le procedure semplificate, potranno diventare cantieri in tempi ragionevoli. Quando ci si addentra nella burocrazia, la veritá, come sempre, sta nel mezzo. É vero che il processo di valutazione dei progetti è stato pensato in modo eccessivamente contorto con la Filiera; purtroppo non si è tenuto conto dell’enormità di persone coinvolte e delle conseguenze atroci che si producevano nel mantenere inattiva una città per giunta capoluogo: l’economia che si distrugge, che si trasferisce dai luoghi abituali di vita, l’esodo dovuto a mancanza di futuro, l’inevitabile frustrazione e la rabbia in cui cadono le persone coinvolte.
Tutto questo va inserito nel bilancio economico; quando leggo che “con la filiera abbiamo risparmiato” mi adiro sempre perché non si spiega rispetto a cosa dovremmo aver risparmiato.
Ma é vero tuttavia che alcuni tecnici non sono stati seri, che lasciavano passare il tempo e non si assumevano le loro responsabilità evocando solo i limiti altrui. Con le nuove procedure si arginerà anche questo vulnus.

I costruttori danno l’ultimatum: o ci pagate, o vi denunciamo. Non le sembra che siano esasperati per giusti motivi?
—Una foga lapidaria, quella del presidente Ance, inopportuna, per tempistica e contenuti, quanto sconsiderata, per conseguenze ed effetti sulla città. Suona ridicolo, ma mi tocca innanzitutto precisare che il Comune dell’Aquila non può avere pendenze di pagamento con le imprese, poiché il rapporto in essere è esclusivamente con il cittadino proprietario.
Ogni pagamento, secondo protocollo, viene liquidato soltanto dopo l’esito positivo del DURC, certificato che attesta la regolarità dell’impresa nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi, nonché in tutti gli altri obblighi previsti dalla normativa vigente nei confronti di INPS, INAIL e Casse Edili, verificati sulla base della rispettiva normativa di riferimento. Una sacrosanta norma di civiltà che, sebbene si applichi ai contratti pubblici, unanimemente abbiamo voluto anche negli adempimenti della ricostruzione.
É compito del Comune richiedere il DURC, ma per far questo è necessaria la presenza di personale qualificato o quanto meno formato che di certo non può essere mutuato, semmai e qualora fosse possibile, da altri settori del Comune come vorrebbe far credere la facile ricetta del presidente.

Dormendo sogna cantieri, scartoffie, il Ministro Barca o qualcosa di meglio? Magari Belen Rodriguez potrebbe darle una mano, apparendole in sogno
—La Rodriguez agiterebbe i sogni di chiunque. Io sogno un paese a burocrazia zero, un paese serio dove ognuno rispetti le norme collettive senza che ci sia bisogno di controlli e sanzioni.

Mica ha detto che non la sogna, Belem, l’assessore ricostruttore. Bene, gli auguriamo sonni piacevoli, ma soprattutto veglie impegnate di fronte al computer e tra le scartoffie di ingegneri, costruttori, imprese, burocrati, dirigenti, impiegati. Se riesce davvero a rimettere in piedi L’Aquila, avrà acqusito il diritto ad un posto riservato nella storia cittadina.


13 Gennaio 2013

Categoria : Cronaca | Le Interviste
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