Cinema – L’uomo d’acciaio e altri eroi
(di Carlo Di Stanislao) – La Warner Brothers , visto il successo (sia di pubblico che di critica) ottenuto dai tre Batman di Christopher Nolan, ha chiesto al regista inglese di fare da padrino, in veste di produttore, al nuovo progetto dedicato a Superman.
Per dirigere il film è stato scelto Zack Snyder, che ha accolto il suggerimento di Nolan di ambientare il film in un contesto moderno e realistico, con sceneggiatura basata soprattutto sulla miniserie di 12 numeri Superman: Birthright DC, scritta da Mark Waid, disegnata da Leinil Francis Yu e pubblicata dalla DC Comics tra il 2003 e il 2004.
Così il supereroe per antonomasia, ideato nel 1932 da Jerry Siegel e Joe Shuster e poi venduto nel 1938 alla DC Comics per pochi dollari, diventa personaggio imbronciato, complessato e perseguitato, articolato fra luci ed ombre, ben strutturato dallo script dello stesso Nolan e del fido David S. Goyer – con cui ha scritto i soggetti di tutti e tre i Batman – e affidato ad un regista che alterna baracconate kitsch come “300” e “Sucke Punch” a pellicole più sottili come “Watchmen”.
Le prime immagini del film, presentate in anteprima a luglio a S. Diego, suggeriscono proprio questo: niente ralenti o sequenze sopra le righe, ma uno stile asciutto e una fotografia meno colorata del solito. Insomma, una maggiore vicinanza al Batman di Nolan, senza però toccare quelle vette dark che con l’Uomo d’Acciaio non si sposano altrettanto bene.
A riprendere il suo ruolo dalla trilogia di Batman c’è anche Hans Zimmer, autore delle musiche, che come detto dovrà confrontarsi con la pesante eredità di John Williams.
Imponente infine il cast, con oltre a Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent, Amy Adams in quello della reporter Lois Lane, Kevin Costner e Diane Lane nei panni dei coniugi Kent, Russell Crowe e Ayelet Zurer in quelli dei genitori kryptoniani di Superman e, infine Laurence Fishburne nel ruolo di Perry White e Michael Shannon in quello del Generale Zod, già interpretato da Terence Stamp in Superman II. “Volevo fare quello che era stato fatto nel 1978 con il cast di Superman – ha dichiarato Nolan – Allora chiamarono Marlon Brando, Glenn Ford, Ned Beatty e molti altri fantastici attori anche nelle parti minori, un’idea bizzarra per un film di supereroi all’epoca. Ma funzionò”.
La storia cambia poco: Kal-El, bebè alieno spedito sulla Terra dal pianeta morente Krypton, è l’unico sopravvissuto della sua razza. Viene adottato da una coppia di contadini nella cittadina di Smallville, i quali lo battezzano Clark. Una volta scoperte le proprie origini e gli straordinari poteri donatigli dalle radiazioni del nostro sole giallo, Clark decide di combattere il crimine.
Stesso canovaccio, in fondo, del film di Richard Donner, entrato nell’immaginario collettivo grazie soprattutto a Christopher Reeve, indimenticabile nei panni dell’eroe. Ma con una tessitura profondamente diversa, noliana e decisamente macerata.
Il film, col titolo de “L’uomo d’acciaio uscirà il 14 giugno 2013 negli USA ed il 18 in Italia, prodotto dalla Syncopy, in associazione con la Warners Bross e la Legendary Pictures.
Inizialmente si era pensato Darren Aronofsky come regista di questa versione dark, ma poi il regista e sceneggiatore newyorkese ha preferito dedicarsi al progetto (che vedrà la luce nel 2014), “Noah”, progetto accarezzato sin dal 2007, tratto dal racconto biblico dell’Arca di Noè, della sua costruzione e delle storie precedenti e successive ad essa, con riprese iniziate il 20 luglio 2012 in Islanda e terminate negli Stati Uniti d’America il 3 novembre scorso e con baget stimato, in difetto, che si aggira sui 130 milioni di dollari.
“Stell-L’uomo d’acciaio” è anche il titolo di un film del 1997, diretto da Kenneth Johnson, laureato alla Carnegie Institute of Technology e creatore del personaggio della serie “L’uomo da sei milioni di dollari” (1976), di cui fu anche produttore dei telefilm delle serie, come anche, nel 1977, della serie televisiva sulla donna bionica “Jaime Sommers” e che ha portato sullo schermo, stavolta come produttore e regista, “L’incredibile Hulk”, interpretato da Lou Ferrigno e Bill Bixby, con storia che parte quando lo scienziato David Banner compie un errore durante le sue ricerche sui raggi gamma e diventa in grado di trasformarsi, ogni volta che si emoziona, nella creatura verde, erroneamente ritenuta responsabile dell’incendio scoppiato nel laboratorio in cui tutti credono che Banner abbia perso la vita, con trasformazioni che ricordano quelle del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, inizialmente, proprio come nel romanzo di Stevenson, con Hulk che compare al tramonto e torna in sé all’alba e, in un secondo tempo, ogni volta che si spaventava o si arrabbiava, dandogli la possibilità di diventare Hulk nei momenti di necessità o di pericolo.
Per la cronaca ricordiamo che, nel 1989 uscì un secondo film, “Processo all’incredibile Hulk”, dove avviene l’incontro fra Hulk e un altro supereroe, Devil, film non troppo riuscito, ma che ebbe un grande successo.
Nel 1990 uscì un terzo film intitolato “La morte dell’incredibile Hulk”, che al di là dello spiacevole finale anticipato fin dal titolo, fu forse il migliore dei tre: un soggetto più dignitoso, con nessun ridicolo supereroe in giro.
Ricordiamo, infine, nel 2003, l’ uscito del film di Ang Lee, decisamente più fedele al fumetto grazie ad una qualità registica nettamente maggiore e ad un budget sostanzioso, che ha però diviso il pubblico: chi non ha apprezzato gli eccessivi approfondimenti sulla psicologia di Banner-Hulk, e anche, perché no, chi avrebbe voluto nuovamente Lou Ferrigno anziché il mostro totalmente digitale (unico modo, peraltro, per avere un Hulk paragonabile a quello dei fumetti).
Vedremo cosa accadrà per il binomio Nolal-Snyder a proposito di Superman. Ciò che è certo è che, con la San Diego Comic a dominare sia per quanto riguarda il cinema che per quanto concerne fumetti e cultura pop in generale, saranno nel prossimo futuro, sempre più i film dedicati ai super eroi dei fumetti DC e Marvel.
Molte le notizie riguardanti il futuro di personaggi già affermati, con sequel di vario tipo, o di progetti all’esordio, con Jessica Biel che potrebbe entrare a far parte del cast del prossimo The Wolverine, con la produzione con le ha offerto il ruolo di Viper, una delle agenti più potenti di Hydra; il prossimo film su I Fantastici Quattro che sarà diretto da Josh Trank e sceneggiato da Jeremy Slater; Edgar Wright che ha presentato alcuni primi brevi filmati di Ant-Man : il primo titolo Marvel a mischiare al tema supereroistico un alto tasso di umorismo e commedia; ed i sequel di Thor e Capitan America si intitoleranno rispettivamente Thor: The Dark World e Captain America: The Winter Soldier.
L’America, evidentemente, ha sempre più bisogni di supereroi e sempre più umanizzati in un difficile contesto di contemporaneità, tanto da poterci dire contenti, rispetto a loro, parafrasando Bertold Brecht, con echi pop, kitsch e forse anche un po’ trash, con supereroi che tornano ad avere successo e si presentano in modo assai più sfaccettato, con, il Batman del geniale Frank Miller incupito e deluso, metafora di una Nazione che negli ultimi dieci anni ha guadagnato un poderoso nemico militare: il terrorismo di Osama bin Laden; la concorrenza di potenze economico-demografiche di malcerta collocazione; le tensioni etniche e confessionali di quel guazzabuglio ingovernabile che è la globalizzazione.
Ma, come scriveva già nel 2011 Stefano Bardezaghi, n on è solo per questi motivi, che Hollywood e le altre capitali dell’ entertainment globale stanno mandando cartoline precetto di richiamo a gente come Captain America, Spider-Man e addirittura Superman. Oltre al loro ruolo diciamo così bellico, i supereroi costituiscono anche la rete simbolico-commerciale che lascia meglio sperare in un ritorno di investimento per i budget degli effetti speciali, del 3D e delle traduzioni crossmediali (dai fumetti ai cartoons, ai film, a Internet, ai gadget… ). Questo accade anche e soprattutto perché i supereroi, tutti assieme, hanno popolato quell’ Olimpo americano che prima del loro avvento era disabitato quanto una città fantasma del Far West (o della rappresentazione hollywoodiana del Far West).
Da noi, invece, il super-eroismo ha generato al massimo il Superciuk di Alan Ford, perrchè noi abbiamo una storia ed un indole diversa, come già intuito, nel più che profetico “Sceicco Bianco” e nel Mastroianni travestito da Mandrake a fini pubblicitari ( “L’ Intervista)”, da Federico Fellini, l’ italiano che meglio ha esplorato quell’ universo di supereroismo cinico e cialtronesco che ci caratterizza: l’ aspirazione a un riscatto che giunga dal cielo e l’ infallibile nemesi del disinganno, di cui anche Fantozzi diventa una maschera esemplare.
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