Come sempre, l’ordinario è impossibile
Una città con 4.500 appartamenti in 19 quartieri periferici, improbabili piccole nuove città attorno alla città momentaneamente assente. Tutti da mantenere, nel senso che debbono funzionare perchè la gente ci abita. Una città in cui dopo inenarrabili diatribe e peripezie, viene accordato un sconto fiscale, che si ritrova però impasticciata nella storia della tassa per i rifiuti. Pagarla o non pagarla, sconto o non sconto, che melanconica barzelletta…
Come sempre, L’Aquila ammanettata dalla impossibilità di svolgere bene l’ordinario, figuriamoci di affrontare nuovi adempimenti. Non che la gente abbia rimpianti per gli ultimi tre (quasi quattro) anni, il cosiddetto doposisma. Ma almeno allora c’era un commissario, il governatore Chiodi, sul quale i politici locali facevano ricadere ogni responsabilità . Se pioveva, era colpa di Chiodi (“piove governo ladro”, del resto, è sempre valida imprecazione). Se faceva freddo, era perchè Chiodi soffiava aria gelida. Se tardavano i soldi da Roma, addosso a Chiodi. E’ andata avanti così fino al tramonto del governatore-commissario, oggi solo governatore nei remoti palazzi della Regione.
Con chi dobbiamo prendercela adesso? Su chi gli impagabili amministratori cittadini punteranno i loro fuciletti a tappo per sparare bordatine e respingere colpe?
La verità è che L’Aquila, come dicevamo, è sempre stata inadeguata di fronte alla normalità (luci spente, strade con le buche e così via), drammaticamente ridicola di fronte alle grandi opere e alle incompiute (ricordate la metropolitana?), e oggi si sbriciola al cospetto di un’ordinarietà più complessa, più impegnativa, come garantire assistenza a chi abita nel progetto CASE o riaccendere le luci a Sassa (spente per giorni e giorni). Tutto qui, semplicemente. E’ l’impossibilità di essere normali.
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