Panico in Provincia: precari fuori, staffisti dentro? Il Comune ha salvato i suoi
L’Aquila – (Foto: la sede della Provincia in via Monte Cagno: macelleria di precari?) – Prima l’arresto dell’ing. Walter Specchio, direttore della Provincia, e tante persone interrogate dalla Finanza, poi le dimissioni sorprendenti del presidente Antonio Del Corvo. C’è autentico panico tra i dipendenti della Provincia dell’Aquila, logorati dagli eventi, oggi anche fortemente preoccupati per il loro futuro immediato, e per quello dell’ente.
A suscitare ansia sono state le parole del presidente Del Corvo in un’intervista oggi al Centro, dalle quali molti hanno semplicemente dedotto che non c’è speranza per i precari della Provincia, in scadenza domani 31 dicembre. “L’ultima legge di stabilità – dice Del Corvo – è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il comma 417 sui precari è un colpo al territorio”.
Dunque tutti a casa da domani 31 dicembre? Anche chi ha lavorato per più di 36 mesi? Una frase sibillina della quale nessuno, oggi, in Provincia, ha saputo dare interpretazioni men che drammatiche. Domani ci sarà l’ultima giunta provinciale, affidata alla vice presidente Di Nino, visto che il presidente è dimissionario. Sarà possibile assumere provvedimenti riparatori?
Del Corvo nell’intervista spiega di essere stato emarginato e lasciato solo, e accusa la politica (anche della sua parte, come Chiodi) di aver ignorato le esigenze della Provincia, mentre al Comune è stato concesso tutto per salvare i precari. Grazie ad un emendamento dell’on. Lolli che, tuttavia, è servito solo per il Comune.
E tutto questo ha creato il panico tra i precari provinciali, che sono allo sbando e in alcuni casi alla disperazione. Una coltellata di Capodanno, scandalosa se si pensa che i precari vengono gettati a mare, mentre decine di staffisti vengono assunti, per alcuni mesi: opera della medesima amministrazione. E quasi nello stesso tempo. Nessuno ha percepito la disparità lacerante di un simile comportamento? Se è così, la politica deve semplicemente arrossire, mentre si apre una nuova piaga sociale dolorosa e ferale per la città . Figli a figliastri sono ineccettabili, e le colpe non possono essere spedite a Roma come tante volte si è fatto. L’azione del Comune lo dimostra: lì si è voluto, e si è ottenuto un risultato, che non è la soluzione, ma almeno dà ossigeno a centinaia di famiglie, di giovani, di persone che un politico romano ha esattamente definito: persone dalla vita esclusa. Non è giusto, non è accettabile che ciò accada. La politica dia una risposta chiara, affidabile, immediata.
Basta con i silenzi sui precari della Provincia, non non nascondevano iniziative per salvarli, ma semplicemente il coltello per tagliare la gomena di salvataggio. Dove sono ora gli assessori sempre presenti, i grandi comunicatori, gli esternatori? Il silenzio generale è la peggiore delle scelte.
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