Gran Sasso, tutti insieme mettiamoci il cuore e salviamolo da inetti e fanfaroni
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Foto: un cuore per il Corno Grande, e sotto la Bella Addormentata. O è morta?) – Ci sarebbe da eruttare fuoco e fulmini, da versare olio bollente, preparare alchemiche pozioni venefiche, da affilare alabarde e daghe. Oppure un cappio sul patibolo. Ma lasciamo andare e, a fine anno, usiamo solo il cuore. Nel cuore di tutti (non solo degli aquilani) c’è il Gran Sasso, e bisogna salvarlo da inetti, fanfaroni, avventurieri, incapaci, bruciatori di denaro pubblico.
Gran parte delle ore migliori della vita di molti di noi se ne sono andate lassù, in tanti anni. Per un’escursione a Monte Ienca o alla cima del Gendarme (oggi Giovanni Paolo II, ma chi se lo ricorda?). Per una scarpinata a San Franco. Per un’ascensione al Corno Grande. Per una ardimentosa corsa in fuoristrada. O per una scorribanda su Campo Imperatore, fino alla gola western di tanti film di Bud Spencer. E in mille altri luoghi, magari appartati e adatti scenari per momenti irripetibili.
Per tutto questo, dobbiamo cuore al Gran Sasso e vogliamo lasciare da parte polemiche e rinfacci, per aiutare a cercare una soluzione. Siamo certi che i signori del palazzo, come sempre, neppure ci degneranno di un milligrammo di attenzione. Ma sappiamo pure che rifletteranno.
Spocchiosi e saccenti, rifiuterebbero un aiuto, un suggerimento, un contributo. Soprattutto se sensato e disinteressato. Forse sono troppo abituati a pagarli. Noi glielo regaliamo come omaggio e augurio per il 2013: a loro, a noi, a tutti. Soprattutto al Gran Sasso, dal quale non è mai volato via quel cuore rosso che vi depose tanti anni fa l’artista aquilano Sandro Visca, che L’Aquila forse ogni – abbrutita – ha dimenticato.
Ecco i consigli. Se li vogliono, sono gratis e dati con affetto. Altrimenti, facciano come credono. Siamo avvezzi al peggio.
1) Fare piazza pulita e decidere una gestione straordinaria affidata ad un vero esperto. Se non ce ne sono, si chiamino da fuori. E si compensino con il giusto. Oppure si predisponga una vera alienazione, a prezzi ragionevoli, visto che esiste una montagna di debiti: è per quelli che nessuno compra.
2) Compilare un piano di risanamento del debito, risparmiare, produrre reddito usando le risorse propria del Gran Sasso.
3) Individuare e rendere di pubblico dominio le responsabilità per la mancata apertura. Poter sciare dal 28 (speriamo) non consente alcun recupero della stagione, ormai persa almeno a metà . Ma non tutto è perduto.
4) Dotare il Gran Sasso di un efficiente sito istituzionale, gestito da persone qualificate, tempestivo, corretto, attraente, informativo: è il perno di ogni lancio o rilancio di immagine, e quindi potente strumento attrattivo, se ben gestito. Affidarlo a chi è capace, escludere tutti i locali per azzerare ambizioni, sete di affari, rivalità e corse alla poltrona sponsorizzate dalla politica.
5) Molte stazioni invernali hanno deciso e propagandato, in questi giorni, professionalmente, sconti e condizioni particolarmente attraenti, a cominciare da Roccaraso. L’Abruzzo ha venti stazioni, come nessun altro territorio in Italia. Occorre unirle almeno nella promozione, e vendere l’Abruzzo bianco: un prezzo unico, conveniente, valido in tutto l’Abruzzo. L’Aquila, fanalino di coda, può diventare locomotiva dell’iniziativa, visto che non esiste un assessore regionale al turismo. O almeno non se ne ha notizia, come si è visto nella vicenda del Gran Sasso chiuso.
6) Abbandonare rivalità , odio, livori, rinfacci, scontri, liti, roba davvero vomitevole. Unirsi per il Gran Sasso e produrre risultati immediati.
Un’altra volta racconteremo la storia del Gran Sasso, trascorsa sotto i nostri occhi, un crescendo di errori e orrori, un groviglio inestricabile di interessi, invece che di affetti verso la montagna aquilana. Da Mussolini alla morte, potrebbe intitolarsi, con qualche sussulto di vita subito soffocato.
Un vero crimine, un harakiri aquilano.
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