Province, 2013 senza un euro
Teramo – Il 2012 è finito con i patemi d’animo e le proteste dopo la minacciata soppressione di molte province. Argomento messo da parte, congelato o forse per sempre archiviato. Ma il 2013 non si prospetta meno problematico. Le province non hanno risorse, subiscono tagli pesanti, e altri ne subiranno nel corso del nuovo anno. Tanto da non poter più svolgere le loro funzioni essenziali e soprattutto pagare tutti coloro che aspettano di ricevere quanto loro spetta. Non è esagerato parlare di possibili default addirittura nei primi mesi del 2013, e non ne fa mistero il presidente della provincia Catarra, foto, parlando con i giornalisti e rispondendo alle loro domande in interviste tv, come quella di oggi al Tg3 Abruzzo della Rai. I presidenti chiedono che poter capire se sono comunque destinati a chiudere la bara dei loro enti, nonostante il fermo delle procedure per soppressioni e accorpamenti. La politica italiana è spesso tanto confusa e ipocrita, da celare i suoi veri intenti.
I partiti e i loro rappresentanti nazionali, travolti dalle proteste e dalle manifestazioni in tutta Italia (in Abruzzo specie a Chieti e Teramo, le province “condannate” in un primo tempo), hanno scelto di non decidere rinviando e congelando. Ma le risorse vengono negate o tagliate brutalmente, e le province non sono più in grado di far fronte ai loro impegni, specie a sostegno di istituzioni culturali i cui dipendenti rischiano lo stipendio già da gennaio. Una ambigua soluzione all’italiana, una patate bollente passata dal governo ormai finito a quello che verrà dopo le elezioni di febbraio. Il consueto modo ipocrita e furbesco di porsi quando ci sono problemi. Ed ecco le giuste paure dei presidenti delle province: secondo Catarra l’80% degli enti nei primi mesi del 2013 non potrà sopravvivere, se le cose non cambieranno. E nessuno sa come.
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