Terremoto, basta con i protettori…
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Convivere (?) col rischio di morire a causa dei terremoti non è il massimo, figuriamoci a L’Aquila. Pero’ tutti gli Aquilani, dai piu’ vecchi ai piu’ giovani sanno, per averlo vissuto sulla propria pelle cosa significhi e vanno avanti così da sempre, con questa spada di Damocle sulla testa. Ci hanno, ci abbiamo fatto l’abitudine. A ripararsi in casa nei punti piu’ sicuri a portata di mano, a scappare appena la scossa finisce (altro che evitare le scale, visto che le ali spuntano solo dopo ….), a raggiungere gli spazi come il prato di Collemaggio.
A dormire in macchina, a tornare al lavoro la mattina dopo mezzi rinc… per il sonno (perche’ quel bastardo di un terremoto arriva quasi sempre la sera, sul tardi).
A una cosa pero’ nessuno riesce a fare l’abitudine, anzi, a dire la verita’, nessuno riesce piu’ a sopportarlo, visto che ne abbiamo le scatole piene, che ci sia chi pretende di essere il nostro protettore (non mi riferisco a nessuno di quelli con l’aureola in testa), con i risultati che tutti conosciamo.
Se c’è aria di scosse, tanto per capirci, la bottiglietta di minerale ce la portiamo da casa, insomma. Quanto a chi dovrebbe dire e fare qualcosa, visti gli stipendi che prende, forse e’ meglio il silenzio, perche’ l’ultima volta che qualcuno ha parlato, al telefono, diceva di tranquillizzare tutti mentre chi era dall’altra parte era talmente preso dal problema dal pensare all’organizzazione di un imminente evento sportivo.
Speriamo ovviamente che non succeda nulla, per due ragioni. La prima è che di “lutti” a L’Aquila e “dintorni” ne abbiamo avuti fin troppi. L’altra è che sarebbe troppo sentire nuovamente parlare di “zona del cratere”, una definizione che poggiando sul concetto della vastita’ dei crateri in genere ha fornito il pretesto per far arrivare soldi a palate in posti dove dell’ultimo terremoto hanno sentito solo “l’eco”.
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