Di anno in anno, Gran Sasso umiliato
Con tutta la buona volontà , la comprensione, la bonomia, non è possibile giustificare o tentare di capire. Di anno in anno, sono riusciti a fare del Gran Sasso aquilano l’ultima e la più scalcinata delle venti stazioni invernali abruzzesi, carica di debiti e dal futuro davvero nebuloso. Ma non basta. Da qualche anno, riescono anche ad umiliare la montagna aquilana e gli aquilani che una volta ne erano orgogliosi e oggi se ne vergognano. L’apertura è rimandata.
Ancora una volta ritardi, inadempienze, inettitudine totale, imperizia impressionante. Uno dei problemi è il mancato trasporto di carburante a quota 2200 metri. Come se non fosse stato possibile portarlo lassù quando la neve non c’era. Quando era estate e poi autunno. Forse persino in Comune, dove il pudore evidentemente si è smarrito, dovrebbero riuscire a capire che è ora di fare piazza pulita, e rinnovare incarichi e dirigenze. Tutti fuori, senza perdere un minuto, e immediato ricorso a gente capace, professionale, decisa e dotata di poteri adeguati. Chiamata da fuori. Gli aquilani non possono sopportare questa morte annunciata, questa insistenza terapeutica affidata a chi non riesce neppure a curare un raffreddore. E’ tempo di alzare la voce, anzi di urlare e di cacciar via tutti, oppure di chiudere dignitosamente e per sempre. Ad un certo punto, se non si è capaci, se non si è all’altezza, è meglio rinunciare, gettare la spugna. L’Aquila non è capace di gestire il Gran Sasso, non lo faccia. Ma l’umiliazione deve avere fine immediata.
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