8 dicembre 1943, nemmeno una parola
L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: bombardiere americano B25) – E’ finita (siamo quasi alle 20) la giornata aquilana dell’8 dicembre, e francamente ci si aspettava almeno un comunicato da parte del Comune. Nessuna iniziativa è stata organizzata, nessun tipo di memoria. E neppure una piccola nota di memoria, di consapevolezza, da un Comune notoriamente loquace, generoso, debordante in fatto di dichiarazioni e comunicazioni. Purchè siano elogiative e apologetiche, di solito.
L’8 dicembre a L’Aquila è una data storia e tragica: quella del bombardamento americano del 1943 sulla stazione e sulla zecca, con molte vittime e ore di autentico territore. Un episodio terribile, l’unico vero bombardamento sulla città . Altrove ce ne sono stati tanti e ben più gravi, a L’Aquila quello soltanto, dunque memorabile per la comunità e da divulgare per chi non sa nulla di storia, neppure recente.
Si è scelto di tacere, oppure più semplicemente tutti se ne sono dimenticati. Non è un sintomo incoraggiante. E’, invece, un altro segnale della decadenza generale, che non riguarda solo case e palazzi, tessuto sociale e categorie produttive. Riguarda la città nelle sue massime espressioni rappresentative. Non si è capaci di abbandonare la retorica, l’ipocrisia dei rituali e delle parate, per essere semplici e corretti in due parole di ricordo e in un momento di silenzio nel bialamme concitato e volgare che si innalza dalla quotidianità . Troppi credono che alzare la voce significhi farsi sentire meglio. Non è così, talvolta chi parla sussurrando si avvicina alla dignità dell’espressione e manifesta contenuti, anzichè starnazzi in politichese.
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