Dopo sisma, handicappati lasciati soli
L’Aquila – Riceviamo questa e.mail purtroppo anonima, ma eccezionalmente pubblicabile: “Giustamente Antonello, disabile aquilano ancora costretto in una tendopoli,sulle pagine del quotidiano il Centro di domenica 13 settembre, lamenta il fatto di essere stato lasciato solo. La stessa cosa, con forza, sono costretti a fare le famiglie e i portatori di handicap che, come tanti altri aquilani, vorrebbero tornare nella loro città .
Abbiamo assistito con gioia alla rinascita di scuole, asili, chiese,nei paesi del circondario ma nessuno si è domandato che cosa faranno i nostri figli al rientro in città :sono fermi tutti servizi che assicuravano ai disabili assistenza domiciliare e trasporto in ospedale e nei centri di riabilitazione; il laboratorio occupazionale con annessa struttura ricettiva che stava per essere inaugurato nei locali concessi dalla ASL a Collemaggio è inagibile, così come le sedi di diverse associazioni che si occupavano di intrattenere i nostri ragazzi ormai al di fuori dell’ obbligo scolastico.
Il deserto nel deserto. Questo è quanto ci aspetta a L’Aquila. Sappiamo che i bisogni sono tanti ma crediamo che sia ora che qualcuno pensi anche a noi, magari in maniera diversa da quanto
dice l’assessore regionale Venturoni che crede di poter essere utile ai disabili favorendo l’avvio di un’indagine sugli effetti psicologici del terremoto facendo uso di un milione di euro stanziati per la non autosufficienza.
Possiamo dire con certezza, pur essendo privi di dati, che le conseguenze del terremoto saranno devastanti per i nostri figli se, al rientro, non troveranno strutture che gli permettano di uscire dal chiuso delle case per svolgere attività di socializzazione. A questo pensino la Regione Abruzzo,il presidente Chiodi, la Provincia e il Comune se davvero vogliono aiutarci a reinserirci nella vita cittadina del post sisma con la stessa dignità di tutti i cittadini aquilani”.
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