Micron lascia, strategia non crisi di mercato
L’Aquila – ALMENO 700 LAVORATORI SU 1624 SONO AQUILANI, PELIGNI, REATINI – Micron ha un mercato e può produrre senza problemi ciò che di più evoluto la richiesta assorbe. Ma altrove. Andare via, probabilmente nel Sud Est asiatico, è una strategia e rientra in piani e decisioni molto ragionate, che passano ben al di sopra della realtà abruzzese. Ne è sicuro Alfredo Fegatelli, sindacalista FIOM storicamente esperto di problemi relativi ai settori tecnologici ed elettronici. “Una situazione - dice a inAbruzzo.com – che mi preoccupa e che presenta una sola certezza: gli americani se ne vanno”. Come dire che di restare ad Avezzano e di lavorare a soluzioni per i 1624 lavoratori abruzzesi, se ne infischiano. Non esiste un piano industriale, esiste la decisione di andar via, dove più conviene alle strategie economiche e aziendali che sono la bibbia di ogni imprenditore americano. E non solo americano.
Chi potrebbe rilevare l’azienda?
Altro problema irto di difficoltà , tutto da affrontare dall’inizio. C’è già , comunque, spiega Fegatelli, la consapevolezza che un acquirente unico non si troverà , ma bisognerà tentare coinvolgimenti di più soggetti, e perchè no, anche pubblici.
Si sbriciola, quindi, inesorabilmente, uno dei pilastri del mondo produttivo abruzzese. Il pilastro numero 2 dopo la Sevel di Atessa che, con oltre 6000 dipendenti e un forte indotto, è granitico ed essenziale. Ma anche Micron lo è, e come.
Come spesso capita in situazioni davvero difficili, la politica, al di fuori di Avezzano, farfuglia, si defila, tace. Aspetta convocazioni da Roma, confronti al solito tavolo ministeriale. Dove verrà fuori, quando ci sarà l’incontro, che la Micron se ne va, punto e basta.
Per ora, il sindacalista Fegatelli parla di assemblee con i lavoratori, dalla prossima settimana, su un argomento che è certezza: 700 tagli già decisi, che ai sindacati sembrano una decisione non adeguata per arrivare ad una soluzione autentica. Tutt’al più, sufficiente per tirare avanti ancora un anno o due, a personale ridotto e a forza di cassa integrazione.
La Micron è una tegola esiziale per la Marsica, ma anche per altri. L’azienda dà lavoro – dicevamo – a 1624 persone, delle quali 350 sono dell’Aquila, più di 150 di Sulmona, 200 di Rieti. Sono i numeri più significativi. Senza tener conto degli occupati nell’indotto che sono alcune centinaia nella Marsica e altrove.
E, per esempio a L’Aquila, una batosta meno tragica di quella di Avezzano, ma pesante: come se chiudesse di botto un’azienda di grandi dimensioni. Lo stesso per Sulmona.
Sindaci, politici, amministratori: per ora tutti tacciono, si limitano a leggere i giornali? Le solite fluviali quanto vacue dichiarazioni grondanti retorica e fiero sdegno non ci sono state. Aggiungere 350 disoccupati al drammatico tracollo occupazionale aquilano è infliggere una stilettata al tessuto sociale. Stavolta saranno coinvolti lavoratori anche di alto livello professionale. Nessuno sa chi saranno i 700 “potati” dalla Micron. Ma c’è da giurare che comprenderanno laureati, diplomati, specializzati, perchè in quell’azienda lavorano persone qualificate.
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