I crolli e miraggi dell’alta tecnologia
L’alta tecnologia, le superaziende sofisticate in cui si lavora con la bocca coperta e incamiciati come in una contaminazione da cinema, sono fragili. Sono spesso miraggi che suggeriscono progresso e benessere, e non esistono: illusioni ottiche. La provincia aquilana sta pagando un conto straziante. Crollato il polo elettronico, dissolta la Reiss Romoli, senza lavoro la Technolabs, ora vede vaporizzarsi anche la mitica Micron. E senza tanti complimenti: gli americani ammettono di produrre in quegli asettici capannoni merce non più competitiva, sensori d’immagine superati. Con logica aziendale per loro abituale, sentenziano urbi et orbi che la forbice sostituirà i sensori. Per ora, vengono amputati 700 posti di lavoro, poi si vedrà . E tanto che ci siamo, prendiamo anche altre sei settimane di italiana cassa integrazione. Che negli USA non esiste.
E’ incomprensibile come una grande azienda, la Micron, non abbia adeguato la produzione alle esigenze del mercato, attrezzando Avezzano per le esigenze riscontrate. Ma forse non è tanto misterioso, questo angolo buio: avevano deciso di ridurre o forse di chiudere. Produrranno i sensori giusti altrove. E’ offensivo che, appena mesi fa, si sia lasciata trapelare qualche voce su grandi investimenti o raddoppi di personale. Erano solo balle, fumo negli occhi.
La verità l’hanno detta ieri: sorry, ma forbici e tagli. Alternative nessuna, piani per il futuro celati, diciamo riservati. Lontani i tempi in cui alla Siemens dell’Aquila si producevano merci che nessuno comperava più da anni, circuiti per telefonia del tutto inutili, e lo Stato finiva per pagare i conti. Oggi si sente parlare solo di tagli e chiusure, senza mezzi termini. Crolli e miraggi, poi bruschi risvegli. Pantalone non paga più: pagano i lavoratori, e come ti sbagli?
Non c'è ancora nessun commento.