Quelle camicie del signor Mattone
L’Aquila – Da un lettore, G.S., che preferisce le iniziali come firma, riceviamo: “Leggere su vostro giornale che stanno demolendo il palazzo della Madonnina, accanto al cinema Massimo, ha riesumato in me un ricordo. Una cosina semplice e non rilevante, che voglio raccontare, se me lo consentite, perchè appartiene a L’Aquila com’era e alle nostre vite, oggi profondamente cambiate (e non in meglio…). C’era sotto il porticato di quel palazzo il negozio della Madonnina, con l’elegante e gentile signor Mattone. Una lunga serie di vetrine con abiti un po’ datati, per i clienti che non vestono come i giovani. Roba d’altri tempi e di qualità .
Una volta furono messe in vendita delle camicie di ottima marca e taglio, di una ditta che stava chiudendo, e andai a comprarne una dozzina. Ancora le indosso. C’era Mattone in persona, prossimo a ritirarsi dall’attività perchè stanco e anziano. Era contento di poter fare ancora una volta il suo lavoro, con parecchi clienti in negozio, come ai tempi d’oro. Sorrideva e si stropicciava le mani, con quel suo viso da signore meneghino capitato a L’Aquila e rimasto a svolgere attività industriale e commerciale. Personaggi di altri tempi, commercianti tanto diversi da quelli di oggi nei loro negozi metallo e plastica, tra le luci dei centri commerciali. Oggi, dopo Mattone, sparisce anche il palazzo della Madonnina. Scrivete che era brutto e maltenuto all’esterno. Vero, ma comunque era L’Aquila che ricordiamo e vediamo sfumare come una polaroid che si scolora. Grazie dello spazio”.
(Ndr) – Grazie a lei di una lettera tanto garbata e delicatamente nostalgica. Tutti ricordano il signor Mattone e le sue vetrine, proprio oggi che la città è cambiata, stravolta, dissolta tra magazzini e centri commerciali senza volto e identità , con personale che dà del tu ai clienti e non toglie le cuffie dalle orecchie neppure quando c’è un cliente. Vediamo passare il tempo e cambiare le cose, è inevitabile. Ma neppure si può evitare qualche rimpianto di un tempo che ci sembrava noioso e piatto, e invece era piacevole e umano. Siamo pezzi di legno nella corrente del fiume? Forse, mentre le sponde scorrono indietro e spariscono rapidamente. Chi sa dove ci porta la corrente.
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