Il ministro Barca come i re scandinavi
Un bel gesto, sicuramente: il ministro Barca, su invito di una studentessa, ha accettato di essere, per qualche ora, uno qualsiasi ed è salito su un bus a Balsorano, diretto verso L’Aquila. Oltre due ore dopo, è arrivato, seguendo tutte le trafile e i disagi che toccano ogni giorno alla gente comune, alla sede universitaria della ex Optimes. Come i re scandinavi, l’uomo di governo ha vissuto da cittadino tra i cittadini, quasi ignorato da questi ultimi, imparando forse che l’Italia non è proprio quel paese moderno ed efficiente che taluni descrivono. Anche un antico re di Francia e qualche papa hanno messo in atto esperienze del genere, nella storia.
Barca dovrebbe, gentile com’è e disponibile, anche vivere un giorno tra i precari che, nonostante il suo concorsone, sono rimasti fuori e temono di essere del tutto espulsi dal contesto sociale il prossimo 31 dicembre. Dovrebbe sentirli, parlare con alcuni di loro, che da anni, pur muniti di lauree e titoli, restano precari e rischiano di non essere neppure più tali. Capirebbe, l’uomo di governo, che c’è una sola cosa da fare: assorbire i precari, e decidere di non produrne in futuro mai più neppure uno, anzi, nemmeno mezzo. Specie in una terra terremotata che porterà per decenni le ferite oggi già purulente e impiagate. Precari restino solo gli attori del cinema e della tv, o i calciatori, che intascano però compensi sufficienti per una o più vite. Non chi prende meno di 1000 euro, e teme di non avere neppure più quelli. Ci pensi, ministro Barca. La sua comprensione e percezione della realtà ne trarrà benefici che la sorprenderanno.
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