Demolizioni, talvolta giovano alla cittÃ
L’Aquila – (Foto: le condizioni drammatiche del palazzo bianco in corso Federico II, e sotto l’avvio della demolizione, ieri) - La demolizione del palazzo bianco “vestito” di travertino (costoso, sprecato e pesante) su corso Federico II, nel quale si trovarono lo storico negozio della Madonnina, la storica libreria Iapadre, e l’agenzia di viaggi Friscioni, oltre a vari uffici e appartamenti di lusso, mette in luce un aspetto sorprendente (forse non da tutti condiviso, ma presente) degli interventi di demolizione. Talvolta tolgono alla città vecchie fisionomie, scorci irripetibili, immagini appartenenti alla “faccia” del centro storico. Qualche altra volta portano via edifici decisamente brutti. E’ il caso del palazzo in questione.
In stile fascista Anni Venti (squadrato e geometrico, essenziale ma del tutto estraneo all’ambiente urbanistico aquilano), l’edificio è andato in frantumi mentre altri immobili, ben più vecchi, lungo lo stesso corso, sono ancora in piedi e restringono la strada in un’assurda rientranza che esiste da sempre.
Dunque, non era neppure un granchè dal punto di vista ingegneristico.
Oppure saggiamente si è scelta la demolizione, perchè ristrutturare sarebbe costato molto di più che riedificare: una strada da percorrere in molti altri casi, auspicabilmente. Ma soprattutto quel palazzo era tenuto in modo indecente, almeno all’esterno, in una città che ha fatto della trascuratezza la sua bandiera. I portici squadrati erano luridi, l’illuminazione spettrale mediante lampioni orripilanti, neri di sporcizia, fiochi e indecenti. Il bianco ostentato della copertura mediante lastre di travertino era, ovviamente, diventato da decenni grigio o nero, per mancanza di pulizia e assenza totale di manutenzione.
La stessa situazione che si è sempre avuta per i portici di San Bernardino, di una sporcizia da terzo mondo, squallidi e maltenuti, con una fila di lampioni dei vetri sfondati, carichi di ragnatele e luridume stratificato, muniti di luetiche lampade dalla luce fredda. Spettacoli di consueta desolazione all’aquilana, tipici di una città che tutte le amministrazioni hanno sempre maltrattato e umiliato, compresa quella attuale.
Ora sparisce il palazzo della Madonnina, come molto lo chiamavano, e speriamo che l’edificio che verrà sia migliore, più solido e più decoroso nell’aspetto estetico. Il piccone porta via una bruttura. Certo, la città viene modificata, travisata e stravolta da improvvisi vuoti volumetrici che saranno cantieri. Sperando che si riesca a realizzare anche l’allargamento del tratto di corso tra il palazzo della ex Standa e quello degli uffici finanziari, con un breve tratto di portici che completerebbe (dopo un secolo…) la galleria, la via tecta aquilana, tra i Quattro Cantoni e il Cinema Massimo. Se non si fa adesso, non si farà mai più…
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