La dimensione del problema
Mi ha sempre affascinato la abilità degli antichi Cinesi che sono riusciti a costruire una muraglia incredibilmente lunga assemblando minuscole pietre.
Potrei dire la stessa cosa per gli antichi romani o per gli egiziani che hanno realizzato a mano opere ciclopiche che ancora lasciano increduli. Il meccanismo è sempre uguale.
Si concepisce una grande idea e poi la si realizza pezzo per pezzo dividendola sapientemente, se possibile in tante piccole parti in modo che ciascuna di esse possa essere realizzata autonomamente, ma entro un disegno complessivo, per non ostacolare la costruzione di quella successiva; il tutto entro i disegni e i piani precedentemente impostati da un coordinatore che deve necessariamente possedere la concezione della intera opera.
Ma non è il risvolto legato alle problematiche produttive che mi interessa sottolineare qui, bensì la importanza basilare della organizzazione che è il fattore strategico essenziale per poter realizzare qualunque grande opera frutto dell’ingegno umano.
Iniziare la costruzione di una grande opere senza aver pianificato le fasi realizzative significa correre il rischio di realizzarla male o in tempi maggiori del necessario, se non addirittura di lasciarla incompiuta.
Se la organizzazione è una fattore importante, come va scelto il coordinatore?
Mentre ai tempi degli antichi egiziani la risposta era ovvia: il più potente e quindi il più lungimirante di tutti, ovvero il Faraone, il quale, proprio perché intelligente, si dotava di capi competenti, pur mantenendo saldo nelle sue mani il potere decisionale.
Oggi invece la questione si pone in termini politici…. purtroppo spesso in termini di “bassa politica”.
Sbagliare il coordinatore può fare la differenza tra una buona o una cattiva organizzazione. Quali i fattori che deve possedere chi o coloro che sono chiamati ad impostare una efficiente organizzazione del progetto? certamente il fattore principale è la competenza, meglio se sommata alla esperienza.
Chi detiene oggi queste caratteristiche? non certo un burocrate o un dirigente comunale che solitamente non hanno consolidate esperienze di pianificazione delle produzioni.
Mettere ad organizzare la costruzione di un’ opera complessa ad un burocrate o un funzionario sarebbe un grave errore politico.
Forse i moduli e le procedure saranno pure ben fatte, certamente anche tutte le leggi esistenti saranno rispettate, ma per costruire una grande opera edile complessa e articolata ci vuole una squadra affiatata e capocantiere con “le palle” che sanno decidere subito e bene.
I capi dove si trovano? non ci sono dubbi: gli unici esperti con esperienza adatte, oggi sono i dirigenti tecnici delle grandi imprese perché sono gli unici che hanno le competenze per pianificare la costruzione di opere complesse in quanto lo hanno già fatto.
Devo ricordare che uomini di questo tipo hanno saputo realizzare un piano case per 30 mila persone in sei mesi! A parte le critiche sulle scelte politiche, non si può che riconoscere la loro abilità organizzativa.
Con tutto il rispetto e senza fare superficiali generalizzazioni, immaginate cosa sarebbe accaduto se si fosse lasciato fare alle imprese locali o ai tecnici dei comuni.
Per ricostruire i centri storici ci sono duemila quattrocento milioni dice il Ministro Barca.
Come organizzare questo grande cantiere? Qui ancora c’é qualcuno che pensa di fare da se per tenere lontane le imprese “straniere”.
Imprese che prima del sisma a mala pena costruivano condomini da 20 alloggi e fatturavano 5 milioni di euro l’anno, ora pensano di realizzare interventi da 20 o 30 milioni di euro l’uno e portare i fatturati a decine di milioni. Ma se già ora non hanno i soldi da anticipare per pagare gli operai, come reggeranno gli scoperti di grandi interventi?
Facciamo sue semplici conti: se un operaio “producesse” mediamente 100 mila euro l’anno (suo costo + spese di produzione + utile di impresa e tasse) , per produrre lavori per i duemila quattrocento milioni già disponibili servirebbero 24 mila operai ovvero, ipotizzando la spesa in due anni, circa 12 mila operai vagherebbero contemporaneamente coi loro mezzi d’opera nei centri del cratere.
Non entro nei dettagli per le conseguenze organizzative e logistiche delle centinaia di cantieri attivi o su quelle relative alla esposizione finanziarie delle singole imprese se sotto capitalizzate, perché troppo tecnici.
Se quel che scrivo è vero, sembrerebbe che alcuni politici non abbiano la percezione della dimensione dei problemi e quindi che sussista un rischio reale che, in perfetta buonafede, sbaglino anche le scelte strategiche di loro competenza. Non più soldi , quindi ma casomai maggiore capacità di spesa è é il problema principale da risolvere subito prima che la città si “incarti” entro i suoi stessi cantieri.
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