Concorsone, ecatombe – atto primo


(Foto: il tricolore dei diritti negati) – La preselezioni del concorsone sono finite, l’ecatombe di migliaia di “segati” a raffiche di quiz è stata eseguita. Ora si passa alla macellazione mirata, e lunedì sapremo chi e quanti saranno issati sulla passerella per aspirare ad essere spremuti nelle prove successive. Che, si dice, saranno difficili. Lasciando da parte giudizi e valutazioni sul come sono andate le cose, sul Formez, sul Governo, sui metodi, sugli stessi quiz (alcuni, a sentire chi li ha subiti) autenticamente assurdi, rimane il disagio di vivere in una società che macella la gente colpevole solo di cercare un lavoro. 17.000 persone chiedevano solo di poterci restare, in questo desolato recinto di disperati che è l’Italia dell’anno di disgrazia 2012, e la maggior parte di loro sarà respinta, azzerata, rimandata nel girone degli enucleati. Altro che schizzinosi, signora Fornero…
E’ questo che amareggia. Doversi arrabattare per sopravvivere. Sindacati e qualche politico, intanto, ricordano che a fine anno 230.000 precari italiani saranno cassati dall’esigenze insopprimibile di mangiare tutti i giorni, relegati tra coloro che non hanno diritto al giorno appresso. Non è una notte d’amore con Sabrina Ferilli che a migliaia chiedono, ma solo un hamburger almeno una volta al giorno.
Non è che un lavoro debba essere servito sul piatto ad ogni diciottenne, per carità. Nessuna società al mondo è fatta così. La vita è lotta, ricerca, idea, sacrificio, intrapresa, iniziativa, intelligenza. Coraggio di rischiare. Ma una cosa è rischiare nella competizione leale, un’altra è lottare fino a 40 anni semplicemente per continuare ad esistere. Pur avendo titoli, lauree, saperi, competenze, capacità, requisiti, diritto: già, anche quest’ultimo conta. Il diritto di continuare a vivere. A molti brutalmente negato, senza appello.



23 Novembre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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