Centro storico, riapertura, ma dov’è un vero piano di riedificazione della città?


case-28-ag-09-51piazza-duomo-ag-09-patrizia-tocciL’Aquila – Che senso ha per gli aquilani “doc” nati e cresciuti “dentro le mura” poter ripercorrere rigorosamente a piedi le pochissime strade del centro riaperte ai cittadini? Lo abbiamo chiesto in giro a coloro che con una stretta al cuore sono tornati a bazzicare, sia pure sporadicamente, gli spazi riconsegnati part time alla gente.
CONTENTINO? – Per molti, la riapertura parziale del centro storico è un doloroso contentino, visto che in città aleggiano silenzio e ricordi di un passato che sembra lontano secoli, e invece risale soltanto alla sera del 5 aprile, quando gli ultimi nottambuli hanno popolato la città come se niente fosse stato, sia pure con la paura delle due forti scosse alle 23 e a mezzanotte circa. Scosse che avrebbero dovuto indurre tutti almeno a uscire di casa: la storia dice che c’è sempre una “replica”, gli aquilani lo sanno. Stavolta non è stata una replica, ma la scossa principale e il segnale della distruzione della città antica. Per altri la riapertura appare solo una “buffonata”. Riaprire quel tratto di Corso al transito pedonale? Se provate a chiedere agli aquilani “veri” che sono nati, cresciuti e vissuti in quelle strade quanti di loro sono andati a fare quella passeggiata, la risposta sarà sicuramente: pochi. Sarebbe troppo doloroso vedere dopo 5 mesi le ferite sanguinanti della propria città. Allora bisogna chiedersi qual è il senso, soprattutto quale l’utilità pratica di tutto questo. Per dare una parvenza che qualcosa si sta muovendo e tenere buona la gente? Ma in forza della saggezza napoletana, “A cca nisciuno è fesso” e chi ha perso la propria casa e il proprio lavoro in quel centro storico vuole solo vedere un piano di ricostruzione con i fiocchi e nel più breve tempo possibile. Allora sarebbe il caso che qualcuno con molta umiltà si alzasse dalla poltrona e lasciasse il posto a chi queste cose le fa per mestiere ( a ognuno l’arte sé……).
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PIANO DI RICOSTRUZIONE? E DOV’E'? – In realtà, un piano di ricostruzione non esiste benchè venga assicurato che è allo studio, come non esistono risorse adeguate per attuarlo. Va riconosciuto lo sforzo iniziale e va riconosciuto che le case nuove stanno sorgendo, sono quasi pronte, e siamo quasi pronti ad assistere alle ennesime parate che ci saranno fin dalla prossima settimana per le consegne, cominciando da Onna. Dove il villaggio è sorto grazie agli interventi e al lavoro di altri, generosi e capaci, e ai milioni raccolti da Bruno Vespa nella trasmissione “Porta a porta”. La riedificazione della città è un altro discorso, e forse dopo il quinto mese dal 6 aprile se ne dovrebbe sapere molto di più. Ridare un tetto alla gente va bene, benchè stiano sorgendo problemi e vi siano assurdità tipo la destinazione di persone prive di auto in residenze lontane, impedendo di fatto loro il lavoro. Problemi che ci auguriamo siano risolti.
I DUE VOLTI DEL DRAMMA – Il dramma, al momento, ha almeno due volti: le case non basteranno, il centro resterà per anni costituito da macerie e moncherini di edifici che furono L’Aquila. E’ tempo di progetti, idee, programmazione, decisioni. E’ tempo che la città, non la Protezione civile (che comunque a dicembre andrà via) dimostri di essere capace di ricostruirsi, rigenerarsi, come è avvenuto in altre regioni e in altri terremoti. Pensiamo al Friuli. Non è sempre necessario guardare agli altri per imitarli se fanno meglio di noi? A noi pare che sia obbligatorio, perchè finora L’Aquila non ha dimostrato altro che incertezze e indecisioni. Tutto ciò che è stato fatto, lo hanno fatto in sostanza il Governo e la Protezione civile che, comunque, a dicembre va via. Ecco cosa fanno pensare a molti le riaperture delle strade nel centro. Piccoli passi, piccole cose, mentre alle grandi non pensa nessuno.
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BARACCHE, PORCHETTARI, INGORGHI – Lo smarrimento e la disperazione degli aquilani sono espressi significativamente da questa lettera che ci è giunta ieri: “L’Aquila oggi=caos: sembra di stare nel Bronx e, in alcune aree della città, in una mega sagra di paese, banchette improvvisate ovunque, cartelli posticci, camion della porchetta, ma a chi è in mano questa città? Per non parlare del traffico impazzito, code chilometriche che si formano apparentemente senza un vero perché, ma poi arrivando all’incrocio ci si accorge che il semaforo è lampeggiante e due vigili si sbracciano con le loro palette a creare il solo più confusione. Perché tutti questi vigili e i semafori spenti? Forse sempre per dimostrare l’efficienza del comume? I vigili dovrebbero essere usati per regolare il traffico al centro degli incroci, come un tempo, non per guardare il caos parlottando tra loro. E che succederà sulle strade quando riapriranno le scuole? Ricordate la famosa frase “Questa è L’Aquila frà”, purtroppo ora non possiamo più pronunciarla con orgoglio”.
(Nelle foto: Commovente tramonto in Piazza Duomo ritratto da Patrizia Tocci); case in costruzione; il caos in via Roma poche ore dopo il sisma, la mattina del 6 aprile)


12 Settembre 2009

Categoria : Cronaca
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