V.Emanuele, documento dei docenti
Lanciano – Ecco un documento dei docenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “V. Emanuele II”, inviato alle autorità scolastiche: “I docenti di questa Scuola, lo scorso otto Novembre, si sono riuniti in un’assemblea delle R.S.U. e hanno redatto un documento nel quale denunciavano la grave situazione che si sarebbe venuta a creare nella scuola italiana qualora fosse stato approvato l’articolo 3 della Legge di Stabilità 2013, in discussione nelle Commissioni di Camera e Senato.
Tale documento è stato successivamente letto in occasione del Collegio dei Docenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “V. Emanuele II” di Lanciano dello scorso 12 Novembre 2012 . Benché il giorno 11 Novembre 2012 il governo avesse presentato alla Commissione Bilancio della Camera un emendamento che revocava l’aumento delle ore di insegnamento dei docenti della Scuola Secondaria di I e II grado a parità di salario, il Collegio dei Docenti ha ritenuto di proseguire con le iniziative messe in atto per rendere visibile la protesta, poiché si prevedono comunque tagli consistenti alla scuola pubblica per reperire i fondi stabiliti dalla spending review. Le iniziative sono le seguenti:
• sospensione dell’ora di ricevimento antimeridiana dei genitori, che sarà utilizzata per la correzione dei compiti e per la preparazione delle lezioni;
• revoca della disponibilità da parte dei docenti interni della scuola ad effettuare corsi di recupero pomeridiano;
• blocco temporaneo dell’organizzazione delle uscite didattiche e visite d’istruzione, ad eccezione di quelle già prenotate e programmate;
• blocco della compilazione della scheda relativa alla prima valutazione intermedia di Novembre;
• astensione dalla correzione delle prove I.N.V.A.L.S.I.
Intendiamo con la presente spiegare a Voi le motivazione per le quali intendiamo proseguire nella nostra iniziativa.
Sebbene vi sia stato un passo indietro sull’aumento di un terzo dell’orario di lavoro dei docenti a parità di salario, le dichiarazioni di alcuni autorevoli membri del governo, come il Sottosegretario Polillo, secondo il quale sulla questione dell’orario dei docenti «si dovrà ritornare con più calma», non ci tranquillizzano affatto. Gli effetti di un provvedimento di questo genere sarebbero devastanti in termini sociali, generazionali e cognitivi. L’aumento dell’orario di lavoro, infatti, non si tradurrebbe in un incremento delle ore di lezione impartite in una singola classe, ma in un numero maggiore di classi per singolo docente. Col risultato che a perdere il posto di lavoro sarebbero i docenti precari abilitati, vincitori di concorso, che lavorano da anni come supplenti reclutati dalle Graduatorie ad Esaurimento e che il Ministro dice di voler tutelare.
Non è affatto vero che gli insegnati italiani svolgano meno ore di lezione rispetto ai loro colleghi europei! Infatti, solo in Danimarca, Spagna (19 ore), Ungheria, Malta (20 ore), Lettonia (21 ore), Irlanda e Portogallo (22 ore) i docenti svolgono poche ore in più di insegnamento rispetto a noi. Ma un professore italiano ha lo stesso monte ore di un docente tedesco (18 ore) e, addirittura, insegna più ore di uno francese, che sta in classe solo 14 ore settimanali. Il punto è che le ore di lezione frontale sono soltanto una parte dell’attività di un docente, che spende la propria professionalità anche nella preparazione delle medesime, nella predisposizione e nella correzione dei compiti in classe, nei ricevimenti delle famiglie, nella programmazione e nelle attività collegiali. Secondo l’idea dei nostri governanti, invece, l’insegnante non è un intellettuale che tramanda cultura e costruisce un dialogo educativo con gli studenti, ma un guardiano a ore, pagato per impartire un sapere elementare e meccanizzato.
Riteniamo scandaloso che, nonostante il momentaneo passo indietro sull’aumento dell’orario di servizio da 18 a 24 ore settimanali, ancora una volta, dopo la cancellazione di corsi sperimentali (come il “corso Brocca”), dopo la soppressione di 150 mila cattedre per effetto delle leggi Gelmini, dopo i decreti Brunetta, dopo il blocco degli scatti di anzianità e la mancata firma dei contratti di lavoro, scaduti da anni, sia la scuola a pagare la crisi. Infatti, nella Legge di Stabilità si prevedono nuovi tagli sull’offerta formativa (20 milioni di tagli per i bandi dei fondi First e Trin per il potenziamento delle lingue; 30 milioni di tagli sul progetto Smart City nel centro nord; 47,5 milioni di tagli dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa). Ciò significa che, verosimilmente, il prossimo anno le scuole non avranno fondi per remunerare attività di supporto alla didattica. Pertanto, gli studenti e le famiglie con ogni probabilità non potranno più beneficiare di servizi che oggi le scuole mettevano a disposizione gratuitamente, come l’orientamento in entrata o in uscita oppure i corsi di recupero. Tutto ciò mentre si eroga un finanziamento di 223 milioni di euro alle scuole non statali e recenti inchieste (Report) fanno emergere sprechi di centinaia di migliaia di euro per progetti fantasma del Ministero dell’Istruzione e i politici insistono nel voler conservare i loro scandalosi privilegi economici.
Pensiamo invece che l’unica via di uscita dalla crisi sia investire sulla formazione e sulla ricerca, a maggior ragione in un paese come l’Italia, che ha nel patrimonio artistico, culturale e ambientale la sua maggiore ricchezza. Dopo decenni di tagli, occorre, quindi, che anche il nostro paese, come altre nazioni europee, quali la Francia e la Germania, promuova un nuovo piano di investimenti sulla scuola e metta in atto una vera riforma del sistema scolastico e universitario che coinvolga docenti e studenti. Siamo stufi di leggi di bilancio mascherate da riforme!
Per questi motivi i docenti della nostra scuola comprendono le ragioni della protesta messa in atto dagli studenti delle scuole superiori di Lanciano e vogliono impegnarsi in una resistenza non violenta ma ferma e intransigente, coinvolgendo anche studenti e genitori”.
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