Sogni abruzzesi, le piste ciclabili…
Teramo – (Foto: ciò che da noi non esisterà mai, una pista ciclabile lungo un fiume – Quella che vediamo è lungo il Danubio, in Austria) – Riceviamo: “Il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano – CCiclAT – in merito alle notizie di stampa relative ai rifacimenti degli argini fluviali dei corsi d’acqua teramani, in parte distrutti o danneggiati dall’alluvione del 2009, e alla realizzazione di nuovi argini per migliorare la sicurezza idraulica, lancia un appello a tutti gli organi competenti affinchè, contestualmente alla realizzazione delle nuove opere idrauliche, si preveda la costruzione di percorsi ciclabili sulle sommità degli argini, in modo da creare una rete di mobilità dolce utile per sviluppare l’uso della bicicletta in ambito urbano ed extraurbano e incentivare il cicloturismo.
In paesi come l’Austria le piste ciclabili sugli argini fluviali (vedi il Danubio) porta milioni di euro alle economie turistiche, attirando un flusso di cicloturisti che, nel 2010, ha prodotto un indotto per quasi 72 milioni di euro.
In Italia, e in Abruzzo in particolare, la sovrapposizione di competenze e una scarsa collaborazione tra istituzioni, fa si che sia praticamente impossibile utilizzare gli argini e i percorsi in prossimità dei fiumi per realizzare percorsi ciclopedonali, quanto invece esistono già strade percorribili, migliorabili con pochi interventi, che permetterebbero di unire i percorsi costieri con i territori dell’entroterra.
E’ di qualche giorno fa l’appello del sindaco di Pineto ai comuni del bacino del Vomano proprio per realizzare un percorso ciclabile lungo quel fiume, ma un progetto analogo dell’Oasi dei Calanchi di Atri si è arenato a causa dei veti posti dal Genio Civile Regionale per questioni di sicurezza e canoni demaniali elevati.
Anche il collegamento ciclabile tra Marche e Abruzzo sarebbe possibile, con poca spesa e in attesa dell’auspicata costruzione del ponte ciclopedonale, realizzando due percorsi ciclabili sugli argini del Tronto (lato S.Benedetto e lato Martinsicuro) per unire le piste ciclabili costiere con la corsia ciclabile realizzata sul ponte carrabile della S.S. 16, ora inutilizzabile perchè raggiungibile dai ciclisti solo attraversando trafficate e pericolose strade dense di traffico.
Il Piano Stralcio di Difesa Alluvioni prevede la possibilità di realizzare piste ciclabili in zone esondabili, adottando opportuni accorgimenti, e quindi non si comprende la difficoltà di utilizzare le sommità arginali (dove la sicurezza è garantita proprio dall’argine stesso) per costruire percorsi ciclabili, magari all’interno di parchi fluviali, che colleghino le eccellenze culturali, ambientali, storiche ed enogastronomiche del nostro territori.
Si chiede quindi alle istituzioni (Regione, Province, Comuni) ma anche alle università (l’università di Teramo ha lanciato, qualche giorno fa, il progetto VE.LE. – ciclovia adriatica da Venezia a Lecce) agli enti preposti (Enti d’ambito, Autorità di bacino, ecc.) di fare in modo affinchè gli eventuali ostacoli normativi e amministrativi vengano velocemente rimossi e si faccia in modo che, con la realizzazione o la sistemazione di arginature e con le sistemazioni fluviali vengano realizzati, in contemporanea, percorsi adatti alle biciclette e ai pedoni”.
(Ndr) – Dalle nostre parti per un’opera pubblica o utile comunque allo sviluppo sono necessarie alcune cose: che costi molto, (così in tanti ci guadagnano, non sempre lecitamente); che sia oggetto di annunci ripetuti da parte di politici, possibilmente prima delle elezioni; che superi le terribili difficoltà della burocrazia e degli altri mille ostacoli che insorgono sempre e ovunque, anche quando si costruisce un pollaio.
Ecco perchè all’estero spesso le cose buone si fanno e ci sono, da noi se ne parla soltanto.
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