Becci, poltrona “di potere” con spigliatezza


Pescara – (intervista di Stefano Leone – foto di Massimo Leone) – PORTO, AEROPORTO, SVILUPPO E MANAGEMENT – Sulla sua carta d’identità, alla voce nato a, c’è scritto Senigallia ma lui è pescarese da sempre. Una famiglia tradizionalmente impegnata nell’edilizia e lui, oggi 58enne, è Presidente della Camera di Commercio di Pescara. Entrato in carica il 5 agosto 2009, Daniele Becci, è uomo che riesce con naturale spigliatezza a coniugare la pragmaticità dell’imprenditore alla diplomatica rasoiata del politico; sa sposare un carattere fiero e istintivo alla sapiente gestione di momenti di stress. Insomma, personaggio che sa indossare il “loden” ma che, al momento opportuno, sa anche reagire con jeans e maniche svoltate. E’ uno di quei personaggi che siede una “poltrona di potere”, come la chiama lui quando vuole prendersi in giro ma che non le manda a dire. Ci riceve nel suo ufficio al primo piano dell’edificio di Via Conte di Ruvo a Pescara. Ufficio classicamente presidenziale; di quelli che quando arrivi sulla porta, accompagnato da una splendida collaboratrice elegante tanto nei modi quanto nell’aspetto, lui lo vedi lontanissimo seduto dietro la sua scrivania. Siamo puntualissimi all’appuntamento fissato ma altrettanto lui che è già sulla sua “poltrona di potere”. Davanti un pacco di quotidiani e alcuni fogli; sono i dati relativi ai passeggeri sull’aeroporto di Pescara segno evidente che si aspetta la domanda sull’argomento e, la sua efficientissima collaboratrice gli ha preparato “la lezione”. Noi, invece partiamo da un’altra parte.
- Presidente Becci, parliamo dell’acquisto da parte dell’Ente camerale dell’area ex Cofa; è stata una operazione che qualche polemica l’ha creata; mi riferisco a quelle parti politiche che hanno sempre considerato come vampiri coloro i quali operano nel mondo dell’edilizia, che ritengono la città troppo cementificata e che reputano che 11milioni e 840mila euro investiti in qual modo è uno spreco rispetto ad esigenze della città ben più importanti.
“ Il discorso non è ancora chiuso; noi abbiamo firmato un protocollo d’intesa fra le tre parti, vale a dire Ente cedente (Regione), Ente acquirente (Camera di Commercio) e Comune di Pescara quale detentore dello strumento urbanistico. Il protocollo dice che entro 6 mesi da quella firma l’Ente camerale deve interfacciarsi con il Comune di Pescara per illustrare quali opere verranno realizzate, come verranno realizzate, la cubatura e i tempi. E questo stiamo fecendo; ci stiamo interfacciando con l’Assessorato Urbanistica per definire quale sarà l’intervento, dunque quali saranno gli indici, vale a dire aree verdi, pertinenze, aree adibite ai parcheggi quindi, stiamo definendo tutto quanto secondo leggi e regolamenti”.
- Perché Rifondazione Comunista è così caparbiamente contraria a questa operazione?
“Guardi, così come non ho mai voluto rispondere alle polemiche di Maurizio Acerbo, non gli risponderò ora; adesso faccio il politico dicendole, in totale sincerità, che l’intervento della Camera di Commercio è motivato da due essenziali esigenze riscontrate: la prima è la gravissima crisi della città che ha necessità di trovare una via d’uscita; questa via d’uscita è quella che la Camera di Commercio ha individuato, riqualificando quell’area fortemente degradata e, partendo da quell’area, la città può ritrovare il suo rilancio. Una delle macro economie di questa città è sempre stata l’edilizia, ma un’edilizia di qualità. Il secondo motivo è che Pescara, che non ha mai avuto una vocazione turistica, potrà trovare spinta per avere un appeal imporante a livello turistico riqualificando un’area dove insiste la sinergia fra porto turistico, Ponte del Mare e area ex Cofa, un nucleo importante per dare davvero un senso turistico alla città”.
- Presidente lei è consigliere del CDA di SAGA, la società che gestisce i servizi a terra in aeroporto; nella filiera delle infrastrutture che operano su un territorio l’aeroporto quale ruolo assume a suo avviso?
“Al di la di un indirizzo che si vuole dare ad un territorio, e parlo di regione Abruzzo, credo che se desideriamo sviluppo, business, spinta propulsiva e appeal non si può prescindere dall’avere un aeroporto che sia competitivo. Un territorio senza un aeroporto è come parlare di un uccello senza ali; se vogliamo parlare di turismo sono certo che sia “condicio sine qua non” avere un aeroporto. Oggi, l’Aeroporto Internazionale d’Abruzzo è l’unico aeroporto che abbiamo sul territorio; tutte le altre considerazioni vanno a cascare. La domanda è: le nostre istituzioni ritengono basilare per lo sviluppo indistriale, turistico, culturale, agricolo della nostra regione che si abbia una struttura come l’aeroporto? La risposta appare talmente ovvia che pensare, in tempi moderni, all’assenza del trasporto aereo è assurdo e fuori dal contesto. Significherebbe tornare ai tempi della transumanza”.
- Becci veniamo alla nota dolente e, vergognosamente incredibile, del porto. Come definisce lei la questione porto?
“ Si chiama “disastro sistema Italia”; è il modello ideale per descrivere il nostro Paese e come è ridotto; una burocrazia che è l’abrutimento del fare e il disfacimento delle buone volontà. Il grosso problema è che abbiamo messo gente incapace in determinati posti; il Paese non ha fatto scelte di qualità a livello di uomini ed ecco i risultati. Diciamoci la verità, gli stessi personaggi che oggi fanno i rivoluzionari sono gli stessi che vollero la diga foranea che è la ragione primaria di questo disastro. Che la diga fosse l’infausto motivo di questo problema non c’è bisogno che lo dica io oppure i cervelli pensanti, basta prendere i dati della cartografia della Capitaneria di Porto che fa vedere dove esce il fiume, come sbatte sulla diga e torna indietro. Quindi il posizionamento di quel manufatto è quello che ha determinato il cambiamento morfologico di tutto il sistema portuale; il mare parla da solo e ti dice dove è lo sbaglio. La butto li, perché non si è messo mano alla diga, se non demolendola totalmente, anche solo procurarne uno sfondamento in modo da dare al fiume la possibilità di uscire?”.
- D’accordo Presidente ma il dragaggio comunque è previsto venga fatto; perché non è stato fatto?
“ Perché torniamo al discorso della burocrazia che uccide. Arriva lo Stato è dice che le normative europee per lo smaltimento di sedimenti e fanghi sono cambiate; prima lo si poteva affrontare con meno restrizioni, oggi l’Europa ti dice che, a seconda dei risultati dei rilievi effettuati i sedimenti devono essere classificati e, a seconda del tipo di classificazione bisogna ottemperare allo smaltimento. Mentre il sistema paese francese, belga, eccetera si è adeguato subito, il nostro si è trovato in difficoltà; allora lo Stato ha iniziato a scaricare competenze sulle regioni, queste hanno chiamato in causa il Provveditorato alle Opere marittime e così è iniziato l’esercizio dello scaricabarile. Ora però, con la notizia che il Sottosegretario Improta mi ha dato e che voi di inAbruzzo avete già pubblicato, (N.d.r. il reperimento dei 9 milioni di euro che, aggiunti ai 4,5 milioni che già erano disponibili, coprono la cifra necessaria dei 13,5 milioni occorrenti per il dragaggio), possiamo cominciare davvero ad essere ottimisti per l’inizio dei lavori”.
Chiudiamo l’intervista con il senso dell’ottimismo, chissà che non sia davvero la volta buona per il porto di Pescara; l’ennesima sigaretta brilla fra le dita del Presidente che salutandoci si appresta a correre verso l’ennesimo impegno del pomeriggio. La giornata non è ancora terminata e, quella “poltrona di potere” necessita di essere alimentata da lavoro e impegno, contatti e iniziative lungimiranti, necessita di tanta energia che il titolare non le fa mancare. E in tempi come questi poi!


17 Novembre 2012

Categoria : Le Interviste
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