DPEFR, come lo vede la UIL


Pescara – (di Roberto Campo, segretario regionale sindacato UIL) – La presentazione del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria Regionale (vedi incontro con le parti sociali del 14 novembre) è un’occasione per dare uno sguardo agli obiettivi di medio periodo. In questo caso, il periodo di riferimento, 2013-2015, è anche quello di passaggio ad un nuovo ciclo di programmazione europea (2014-2020), ad un nuovo governo nazionale e regionale, ad un auspicato (ma improbabile se non si cambia la linea del solo rigore) inizio di ripresa economica. Di seguito, le osservazioni più rilevanti che abbiamo fatto come Uil Abruzzo.
1. FISCO. La manovra di restituzione a cittadini ed imprese della parte di leva fiscale (addizionale regionale Irpef ed Irap) non più necessaria per garantire il pareggio dei conti della sanità è l’aspetto più significativo della Finanziaria regionale 2013. Un obiettivo che la Uil Abruzzo persegue da quando scattarono tali maggiorazioni fiscali, che nel 2008 fecero dell’Abruzzo la regione con la più alta tassazione d’Italia, punendo gli amministrati per le colpe degli amministratori. La nostra posizione è che i 140 i milioni di extra-tasse vadano restituiti tutti: il DPEFR deve indicarne le tappe.
2. AREE DI CRISI E CRISI INDUSTRIALI. Un secondo aspetto che deve essere inserito nel DPEFR è l’attualizzazione della programmazione 2007-2013, decisa a suo tempo quando ancora non era scoppiata la crisi mondiale. Il Presidente Chiodi si è impegnato a dare una risposta alla richiesta dei sindacati di dare una dotazione esclusiva di risorse ai piani di rilancio d’area delle aree di crisi. Solo la Valle Peligna, ad oggi, ce l’ha. Il Presidente ha espresso una preferenza per rimodulazioni del FAS a favore delle aree di crisi fatte solo dopo l’approvazione dei relativi progetti di investimento. La nostra obiezione è che le rimodulazioni richiedono tempo, per cui proponiamo che si individui una quota, parziale ma certa, già pronta per finanziare immediatamente i progetti validi che verranno approvati, da rimpinguare fino a concorrenza mano mano che le risorse vengono impegnate. Per quanto riguarda la crisi, abbiamo inoltre chiesto che l’unità di crisi decisa a suo tempo con il Patto per lo Sviluppo venga incaricata non solo delle aree di crisi ma anche delle crisi aziendali, diventando l’interlocutore del MISE. Obiettivo: fare una politica industriale, non solo degli ammortizzatori. A cominciare dalla Micron. Per quanto riguarda specificamente l’area del cratere, rileviamo che la ricostruzione procede molto lentamente, tra tante polemiche e poca chiarezza: non si vede ancora il più grande cantiere d’Europa, anzi, come testimoniano i dati pessimi e sconcertanti dell’edilizia all’Aquila: 3.500 posti di lavoro persi lo scorso anno rispetto al 2010; altri 3.500 in meno quest’anno rispetto al 2011: dimezzati in due anni i posti di lavoro in edilizia all’Aquila, più di 7.000 lavoratori in meno.
3. RIFORME. Abbiamo chiesto che il DPEFR contenga le tappe dell’integrazione socio-sanitaria e che al posto del prossimo piano sanitario e del prossimo piano sociale ci sia il primo piano socio-sanitario. Abbiamo criticato la parte dedicata alla Pubblica Amministrazione regionale, che guarda all’indietro: i “vecchi” dipendenti e i “nuovi”. Ma che senso aveva sciogliere gli enti per parcheggiare i dipendenti invece di riorganizzare la macchina regionale, di cui c’è un gran bisogno? Bene invece il Dpefr sul Trasporto Pubblico Locale: bene il Fondo unico regionale trasporti e bene l’azienda unica gomma-ferro. Quello che manca e il ritmo e la determinazione: riforma adesso! Per quanto riguarda istruzione e formazione, bisogna definire un percorso di dell’integrazione/federazione/unificazione delle tre università abruzzesi e riprendere un’attività sull’obbligo formativo, attualmente bloccata.
4. MACROREGIONE ADRIATICO-IONICA E CORRIDOI EUROPEI. Il Dpefr ne parla, ma senza obiettivi precisi e senza scadenze. Tre obiettivi vanno perseguiti da subito: partecipare alla stesura della strategia della Macroregione, individuando le modalità con il Ministero degli Esteri; portare giù il corridoio Balcanico-Adriatico, che oggi si ferma a Ravenna; candidare l’Abruzzo ad essere sblocco del corridoio Est-Ovest che finisce a Ploče, Croazia, di fronte a noi, e fare da ponte Adriatico-Tirreno in direzione Roma/Civitavecchia.


16 Novembre 2012

Categoria : Economia
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