Rischio di sfiducia dei giovani nelle istituzioni


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – INTERVISTA AL CONSIGLIERE GIUSEPPE DI PANGRAZIO – FARRAGINI E CONFUSIONI NON POSSONO OSTACOLARE LA RICOSTRUZIONE – Ansie e incertezze per il concorsone in centinaia di famiglie alla vigilia delle prove di preselezione, che riguardano 17.000 persone. Affrontiamo l’argomento con il consigliere regionale Giuseppe Di Pangrazio, sempre attento ai problemi del territorio aquilano. Ecco cosa gli abbiamo chiesto e cosa ci ha risposto.
—Consigliere Di Pangrazio, il concorsone scricchiola e cigola… e rischia pure il blocco, con conseguenze gravi, secondo Barca…
Il ministro Barca ha chiaramente detto che, a causa della cessata fase di emergenza, dal prossimo 31 dicembre, i contratti del personale emergenziale cesseranno. Per questo motivo l’eventuale blocco causerebbe di fatto la perdita del lavoro per centinaia di persone, soprattutto giovani, impiegati nelle strutture interessate. Il problema a mio avviso è duplice. Da un lato c’è la necessità di rispettare i termini imposti dalle ‘regole’. Dall’altro c’è la necessità di avere delle premesse chiare e trasparenti sul meccanismo di concorso, in modo tale da permettere il rispetto di tali ‘regole’. Il secondo aspetto è ovviamente indispensabile per poter pretendere il primo.
Il rischio è che per rispettare i termini di scadenza ci si dimentichi della trasparenza e del merito. Ci sono giovani che stanno investendo molto nei confronti di questa opportunità. Mesi di preparazione, di studio e sacrifici. Vogliamo far passare questo in secondo piano? Fino a quando la vicenda rimarrà nel torbido è chiaro che l’impressione generale non è positiva. Il rischio più grande è che si alimenti la sfiducia nei confronti delle istituzioni da parte dei giovani. E’necessario fare chiarezza, tutelando le persone attualmente impiegate nel processo di ricostruzione e contemporaneamente tutelando coloro che dovranno essere impiegate. Non è possibile far pagare ai giovani e alla città dell’Aquila eventuali colpe altrui.

—Le persone che hanno lavorato alla ricostruzione sono circa 500 o di più. E se tutte incrociassero le braccia, o venissero a mancare se non vi saranno proroghe, cosa accadrebbe a L’Aquila e nel cratere?
Non penso che gli aquilani siano disponibili ad incrociare le braccia ai danni della propria città e dei comuni del cratere. Credo e spero che saranno loro stessi i primi ad evitare che il meccanismo farraginoso possa impedire di far tornare in vita la città Capoluogo di Regione. La ricostruzione deve andare avanti spedita. Questa è la priorità. Ripeto, se ci dovessero essere dei ritardi che hanno origine in responsabilità precise di mal gestione nell’espletamento del concorso, non capisco il motivo per cui a pagare debbano essere i giovani lavoratori delle strutture per la ricostruzione. Se il ritardo dovesse prolungarsi oltre il 31 dicembre è necessario assicurare una proroga per i contratti in scadenza fino alla nuova data delle prove.

—Le sembra che tutto sia chiaro nel concorsone e nel meccanismo scelto per svolgerlo in termini così perentori?
Non conosco i dettagli relativi al meccanismo burocratico che sottostà all’organizzazione di un così imponente concorso. Credo che la necessità logica di termini perentori sia da collegare alla necessità di garantire l’effettivo completamente nei tempi più brevi possibili ed evitare impasse che comprometterebbero il prosieguo della fase di ricostruzione. Dall’altro lato le vicende che sono balzate alle cronache, lasciano trasparire la possibilità di falle che se confermate minerebbero il suo corretto svolgimento. La pubblica amministrazione e le regole di reclutamento di nuovo personale dovrebbero essere semplici e trasparenti. Ogni margine di ambiguità potrebbe infatti lasciare spazio a diatribe più o meno lecite, con il conseguente allungamento dei tempi, con un aumento esponenziale dei costi e con un incremento del disagio per i partecipanti al concorso. Ovviamente tutto ciò deve essere fatto a monte. Se le premesse sono sbagliate le conseguenze non possono che essere conseguenti.

—C’è il rischio, come si mormora, che fra qualche tempo un certo numero di vincitori del concorso finiscano nei ruoli dei ministeri a Roma? Ovvero, coloro che saranno assunti, resteranno davvero tutti a L’Aquila e nel cratere? Qualcuno potrebbe aver messo gli occhi su di loro.
Una parte della risposta la conosciamo. Un terzo dei posti messi a disposizione nel concorso saranno destinati al Ministero delle Infrastrutture. L’aspetto che non è ancora chiaro, e sul quale bisognerà vigilare, è il destino di questi posti. Se il bando prevede che questi posti saranno assegnati “temporaneamente agli Uffici Speciali per la Ricostruzione, alle Province interessate e alla Regione Abruzzo”, significa che non è chiaro ancora il futuro dei soggetti che occuperanno tali posti una volta terminato questa fase ‘temporanea’. Dato che i posti sono stati pensati e assegnati sul territorio abruzzese, non vedo il motivo per cui questa forza lavoro debba essere trapiantata in un altro contesto. Allo stato attuale occorre vigilare e cercare risposte immediate senza aspettare un nuovo stato di cose.

—Le acrobazie sui quiz (alcuni dei quali francamente sconcertanti) e sulle risposte che sarebbero filtrate in qualche modo, sono sintomo di confusione, incapacità o di peggio?
Anche qui, ragionare sulle ipotesi non credo che faccia bene. Non fa bene per chi concorre, perché una cattiva valutazione, o peggio una valutazione preventiva e premeditata, potrebbe alterare lo stato d’animo di decine di migliaia di persone e con esso l’esito dell’esame. Non va bene per l’opinione pubblica, perché si rischierebbe di far riflettere un’immagine negativa delle istituzioni e soprattutto delle istituzioni abruzzesi, alimentando un clima di insofferenza nei confronti dei nostri territori. La politica deve restare fuori. Un sistema di regole e controllo dovrebbe rendere chiari gli errori, i responsabili di tali errori, prevedere eventuali sanzioni, e al tempo stesso garantire il ripristino della corretta condizione per l’espletamento delle prove. Occorre un sistema chiaro e trasparente.

—A suo giudizio, quale potrebbe essere la soluzione migliore per dare pace e futuro ai precari in questa zona tanto provata e fiaccata? Esiste solo la strada del concorsone con 36.000 domande e 17.000 disperati partecipanti? Non potrebbero essere assorbiti mediante concorsi nei loro enti?
Il tema dell’occupazione è al centro del programma del nostro partito a livello nazionale e per questo è un aspetto su cui siamo molto sensibili. Quello che mi sento di dire è che per il futuro la bussola, in grado di guidare il lavoro nelle pubbliche amministrazioni, dovrà essere il merito. Il ruolo della politica deve essere quello di rendere possibile la costituzione di opportunità di lavoro, ma opportunità di lavoro che siano funzionali e necessarie ai bisogni e alle possibilità dei territori e dei cittadini. Quello che mi auguro è che qualora ci sia effettivo bisogno di nuova forza lavoro e possibilità di integrazione, ciò avvenga mediante un percorso di selezione in cui tutti i partecipanti siano messi alla pari.

—Dov’è la regia vera di questo concorsone, se, come si dice, ne esiste una ed è occulta? Perché Roma vuole gestirlo a tutti i costi, tenendoci fuori?
Non le so dire. Ripeto, alimentare teorie complottiste e fantasiose non fa bene a nessuno. Se qualcosa non torna, e non esiste un giudizio terzo in grado di rendere chiara la situazione, occorre seguire tutte le fasi ‘costituzionalmente’ a nostra disposizione per poter intervenire. Chi mi garantisce che chi urla al complotto non abbia anch’egli interessi personali sul concorso o di altra natura? Potremmo andare avanti così all’infinito. Ribadisco, se c’è stato un errore, occorre valutarne la natura ed eventualmente rivolgersi alle sedi competenti per avere risposte chiare in grado di poter ristabilire il corretto svolgimento del concorso.


16 Novembre 2012

Categoria : Le Interviste
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