L’Aquila verso un Natale disperato e cupo
L’Aquila – (Foto pacco vuoto digilander.libero.it) – C’era chi diceva, nel 2009, che il peggio sarebbe arrivato nel tempo successivo alla distruzione sismica. C’era chi si illudeva che potesse accadere qualcosa di diverso. Smentiti gli illusi. Si va verso un periodo natalizio e verso un Natale disperato e cupo, tra ansie e paure che diventano spasmodiche. Peggiori e lancinanti più delle consuete.
Nessuna delle prospettive immediate, infatti, lascia spazio a convinzioni diverse. Possiamo basarci, nell’affermarlo, sempre sperando di essere smentiti, su tre elementi, su tre situazioni ben configurate, almeno al momento attuale, nel quale gli aquilani e gli abitanti dell’intero cratere hanno maturato la convinzione più sconfortante: il Governo Monti ci sta trattando male, peggio di quanto ci si potesse aspettare.
Non è un giudizio politico. Gli aquilani hanno da tempo abbandonato idee e ideologie, in riferimento alla politica, e lo hanno dimostrato con il forte astensionismo elettorale, fenomeno del tutto inusitato da queste parti. Ormai la distanza dalla politica è diventata velocemente incolmabile, abissale. E non c’è da stupirsene.
I tre elementi della dissoluzione sociale ed economica sono: precariato, blocco delle assistenze, blocco dei fondi per la ricostruzione. Omettiamo di soffermarci sugli altri, sulla disfatta psicologica della popolazione, sul dissolvimento dei rapporti tra cittadini, sullo smarrimento quotidiano di chi vive la città nel suo momento di tracollo generale.
IL PRECARIATO, piaga o macelleria sociale ovunque, nell’Aquilano è mattatoio. Il concorsone, ammesso che dopo le preselezioni vada avanti (i ricorsi sono pendenti e se ne aggiungeranno altri), non risolverà che un pezzo del problema. Saranno innumerevoli coloro che, il 31 dicembre (buon Capodanno a tutti… da Monti e Barca) saranno fuori dal mondo del lavoro, quasi tutti con un’età sulle spalle e una famiglia senza più risorse. Saranno centinaia, sempre ammesso che il meccanismo terrifico del concorsone funzioni per coloro che usciranno vincitori.
Si prospettano tragedie familiari, situazioni disperate da dopoguerra, per chi potrà fughe ed emigrazioni. E si delinea anche la concreta ipotesi che gli assunti non sappiano e possano svolgere i loro compiti, non avendone capacità nè potendo fruire di esperienza precedente. Chi ne ha, infatti, sarà espulso e accantonato, e questo accadrà per molte persone.
A rende glaciale l’atmosfera in città è il perentorio e sibilante annuncio di Barca: inutile sperare in rinvii del concorsone, perchè comunque per i precari non ci saranno proroghe. Dunque, neppure la misera speranza di poter tirare avanti per qualche mese oltre il 31 dicembre. Neppure briciole di sopravvivenza, che di per sè sono una condizione alienante specie per chi ha famiglia. La vita concessa di trimestre in trimestre, già da anni, e ora neppure questo stillicidio umiliante.
RISORSE FERME – Al momento, le risorse per la ricostruzione sono ferme da qualche parte, alzano le voce inutilmente i tecnici, le categorie produttive e professionali, la Camera di commercio, i sindacati e qualche politico. Il Comune da quattro mesi non può pagare l’autonoma sistemazione. Decine, centinaia di imprese piccole e grandi sono soffocate dalle anticipazioni, e non vengono pagate. Sembra una voce dall’oltretomba quella del Governo che promette leggi e regole per pagamenti in tempi rigorosi, si parla di 30 giorni. Ma l’arretrato? I meccanismi per agire ci sono? Gli uffici sono pronti?
Ci sono, infine, una quantità di casi riguardanti i condomìni, in molti dei quali si è ancora fermi sul dubbio: demolire o ristrutturare? Si segnalano casi di cittadini che si sentono negate le risorse per ricostruire o ristrutturare, e si accumulano i ricorsi alla magistratura. E così via, sarebbe lungo l’elenco dei problemi, e abbiamo premesso di volerci fermare solo su tre di essi.
Questo è il Natale che. almeno fino ad oggi, si prospetta.
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