La montagna va rispettata
Chieti – Scrive Luciano Pellegrini: “Domenica 11 novembre, i soci della sezione Maiella del CAI ( Club Alpino Italiano) di Chieti, hanno effettuato l’escursione da Serramonacesca, all’eremo di Sant’Onofrio, a quota 725 metri s.l.m. L’eremo si trova nelle vicinanze dell’Abbazia di San Liberatore a Maiella ed è stato edificato dai Benedettini che lo usavano come luogo di preghiera per i frati eremiti.
I benedettini per la realizzare l’eremo hanno sfruttato una cavità naturale che hanno chiuso con un muro.
Anticamente il tetto era più basso e si vedono ancora sulla roccia i buchi che lo reggevano.
Alla fine della guerra, nel 1948, un certo numero di fedeli ha modificato l’eremo secondo il modello attuale, posizionando anche una campana.
L’eremo è sempre aperto e molto frequentato. Sul lato destro dell’altare è ricavato un giaciglio detto “Culla di Sant’Onofrio” sul quale ancora oggi i fedeli si sdraiano per guarire dal mal di pancia e dalle febbri ostinate secondo l’antico rito della litoterapia.
La Litoterapia è un metodo che utilizza l’azione benefica delle pietre usate come medicina alternativa.
La litoterapia è in grado di liberare un dato metallo nell’uomo dove, o per assenza o per diminuita attività di un processo enzimatico, ciò non si verifica naturalmente. La roccia dove uno si sdraia, probabilmente “quarzo ialino”, per molti secoli è stato considerato un materiale dotato di formidabili poteri magici e di culto che allontana il male.
Il 12 Giugno è la festività di San Onofrio e numerosi fedeli raggiungono l’eremo, ascoltano la Messa con molta devozione e si bagnano alla fontana la cui acqua è ritenuta salutare. I monaci hanno realizzato sul sentiero, a tratti roccioso, degli scalini per rendere più agevole il percorso. I colori autunnali del bosco, l’acqua sorgiva, la giornata calda, il sentiero, hanno suscitato alle persone partecipanti all’escursione, in questo ambiente meraviglioso, una pace e meditazione che purtroppo mancano nell’ habitat delle città.
All’improvviso…però, queste sensazioni sono state interrotte da un rumore di motori. Ci siamo fermati e dal bosco sono usciti tre centauri, chiamiamoli così, che procedevano veloci sul loro mezzo… tanto è vero che ho dovuto fermarli chiudendo il sentiero. C’erano bambini, il sentiero era stretto e abbastanza pericoloso verso la valle, ma hanno solo rallentato e proseguito nella loro “corsa adrenalinica”.
Sembrava passato il pericolo…, ma ecco altre tre moto…
Chi sono? Sono appassionati di enduro, che usano strade forestali, mulattiere e sentieri di montagna infischiandosi dei divieti dei parchi nazionali.
Il problema non è solo sui monti e parchi dell’Abruzzo, ma in molte altre regioni c’è questa abitudine.
Esistono le leggi, i regolamenti dei parchi, le ordinanze dei sindaci e “chi più ne ha più ne metta”, ma chi li fa osservare? I vigili urbani… o la polizia provinciale con funzione ambientale… o la forestale! Purtroppo non ho mai la fortuna di incontrarli!
Le motociclette da enduro fuoristrada, quelle che impazzano in montagna, non potrebbero circolare sulle strade aperte al traffico, essendo sprovviste di impianto di illuminazione (fari), indicatori di direzione, targa, terminale di scarico e pneumatici omologati…invece i motociclisti transitano per le strade, senza che nessuno li contravvenzioni…. dopo che si sono divertiti in montagna, per tonare alle loro case.
Queste moto oltre a disturbare, ad inquinare, fanno male anche alla flora e alla fauna.
E l’ambiente? I sentieri, le mulattiere…l’erosione del terreno tagliata dalle ruote,con la pioggia e l’acqua che ci scorre dentro, determina un’azione erosiva che approfondisce e allarga i solchi.
E’ urgente prevenire ed educare,non si può più tollerare!
Giorni fa ho fatto un’altra segnalazione al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
I forestali mi hanno evidenziato che sono pochi, il territorio è vasto e i mezzi, per mancanza di denaro, hanno difficoltà a rifornirsi di benzina.
Ammesso che è vero, perché non si posizionano le sbarre chiuse e non “bypassabili” sulle tante carrarecce, troppe…che hanno danneggiato le montagne, così da impedire ai mezzi di entrare nei parchi?
Inoltre, perché i forestali e gli agenti della provincia non fanno i sentieri a piedi e con lo zaino in spalla?
Il secondo gruppo di motociclisti, che hanno avuto la sensibilità di fermarsi, hanno chiesto scusa, facendo presente che… avevano sbagliato” percorso”… non hanno capito che non possono entrare nel parco con le moto!
Sono ripartiti, ma li ho incrociati poco dopo che erano seduti sul prato, con le moto spente, ma parcheggiate sul sentiero…vedere la foto… Mi hanno fatto presente che hanno usato questa forma di galanteria per farci camminare…meglio…, non si sono resi conto che abbiamo rischiato la nostra pelle affacciandoci sulla valle!
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