A Roma domani per i “morti dimenticati”


funerali-apr-09-gdf-3L’Aquila – Domani 11 settembre dalle 9,30 diversi genitori e parenti degli studenti universitari morti a L’Aquila nel terremoto del 6 aprile andranno a gridare, a ripetere, alle autorità politiche e istituzionali, a palazzo Chigi, che i loro sono “morti dimenticati”, morti di serie inferiore dei quali ci si preoccupa solo a parole e intingendo la penna nella retorica.
«Il legittimo impegno per la ricostruzione non può far dimenticare che 55 studenti universitari sono morti, travolti dal terremoto del 6 aprile 2009», dice una nota degli organizzatori. «Da quel giorno nessuno ha più prestato attenzione al grande dolore che ha sconvolto la nostra vita. Nessuna attenzione morale e nessuna attenzione materiale», dicono, «sembra quasi che le proprietà immobiliari valgano di più dell’esistenza dei nostri figli e dei nostri fratelli».
L’inchiesta giudiziaria aquilana è in corso, anzi, si dice, vicina alle prime conclusioni come oggi ha ribadito la Procura. E ci sono molti aspetti che, secondo le famiglie, vanno approfonditi: «Prima di quella tragica data non solo non era stata presa alcuna seria iniziativa volta a scongiurare il pericolo che da molte parti si riteneva imminente, ma addirittura si faceva un’opera irresponsabile e colpevole di rassicurazione».
«I nostri figli», dicono i familiari delle vittime, «ci comunicavano quotidianamente di non avere alcuna apprensione perché questo era quello che veniva loro detto dalle varie autorità, istituzionali e accademiche. Nel corso della manifestazione forniremo documenti che attestano quanto questa nostra affermazione sia fondata e anche confermata da sedi indiscutibili e competenti».
Secondo un documento «il terremoto è un fenomeno naturale ma la scienza consentiva di valutare i terribili rischi che correva il territorio aquilano e di tenerne informati i giovani che avevano scelto quella città per i loro studi. Nessuno ha avvertito il dovere di dimettersi o di darci comunque un riconoscimento morale, salvo una beffarda Laurea ad Honorem, che molti di noi hanno rifiutato. Alcuni di noi, nella fretta dello sgombero delle macerie, sono stati perfino privati del conforto del reperimento di un oggetto personale dei loro cari».
«Le indagini», dicono, «dovranno chiarire le responsabilità di coloro che hanno lucrato sulla pelle dei nostri figli costruendo case in violazione di elementari regole sismiche e omettendo i doverosi controlli nel corso del tempo. Siamo consapevoli che si tratta di indagini complesse, affidate in questo momento ad un unico Pubblico Ministero, che continua ad occuparsi anche degli affari correnti della sua Procura. Vogliamo che siano garantite le risorse necessarie per avere risposte di giustizia in tempi ragionevoli».
Oggi il capo della Procura, Rossini, ha dichiarato che l’inchiesta comporta un lavoro enorme, mai visto in altri terremoti, e che bisogna produrre risultati solidi, da portare poi in tribunale. I genitori aspettano dallo Stato una risposta, e domani la chiederanno alle autorità di governo, apparendo nello scenario romano sotto i fari delle tv. Una risposta non deve essere solo giudiziaria, infatti: la politica e le istituzioni hanno dei doveri: morali, se non altro.


10 Settembre 2009

Categoria : Cronaca
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