E se tutti incrociassero le braccia?


Nel concorsone è braccio di ferro tra l’inflessibile ministro Barca e i tanti che hanno in diversi modi impugnato il bando, chiedendo al TAR di bloccarlo. Anche se lo bloccate, tuona Barca, non ci saranno proroghe per chi lavora nella ricostruzione: tutti a casa entro il 31 dicembre.
Ipotizziamo che il TAR blocchi, accogliendo i ricorsi. Se dovesse accadere, dipenderebbe chiaramente da errori commessi a Roma, o addirittura da illegittimità. Ovvero da colpe ricadenti su qualcuno che sta a Roma e abita nei palazzi del potere governativo. Come può un ministro dire, a muso duro, che non prorogherà, anche nel caso gli errori ricadano sul suo apparato? E’ un atteggiamento quasi aggressivo, come dire che anche se io sbaglio, la colpa è tua e non mia. E paghi tu.
Il dubbio che viene è questo. Se tutti i 500 precari della ricostruzione, in massa, incrociassero le braccia e non lavorassero più, o per sciopero, o perchè espulsi dal lavoro (come si teme possa avvenire), dove finirebbe l’aspirazione alla ricostruzione? I quasi 4 anni gettati via sarebbero niente, in confronto agli altri che si perderebbero in caso di altri ritardi. Nella grande confusione che perdura, pian piano si spegne anche la poca luce rimasta. E scende il buio del caos.



09 Novembre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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