Province, Febbo critica Pagà no
Pescara – “Non condivido affatto e mi meraviglia molto la posizione del Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano che attraverso le sue dichiarazioni ha espresso una sua presa di distanza sia dal gruppo di maggioranza del Pdl, di cui lui stesso e’ espressione, sia dallo stesso Governatore Chiodi. Allo stesso tempo non capisco la fuga in avanti del Presidente Pagano visto che, inoltre, la risoluzione approvata in assise regionale che lui stesso ha presieduto, e’ stato anche argomento di discussione nei diversi tavoli del gruppo PDL”. Questo il commento dell’Assessore regionale Mauro Febbo che interviene ancora sull’argomento relativo al riordino delle Province. “L’intera Giunta regionale e la maggioranza tutta – afferma Febbo – e’ compatta contro il provvedimento del Governo ed esprime la propria contrarieta’ al Decreto legge relativo al riordino delle Province, con particolare riferimento alla proposta relativa all’Abruzzo”. “Il Consiglio dei Ministri il 31/10/2012 con Decreto Legge, che per essere esecutivo ora dovra’ essere approvato dal Senato e dalla Camera, ha definito le nuove province delle regioni a statuto ordinario dove passeranno da 86 a 51, e in Abruzzo da 4 a 2. In piu’ occasioni ho sottolineato l’inadeguatezza e le problematiche che scaturiscono da tale riordino che non tiene conto della complessita’ e varieta’ dei propri territori. Infatti nei miei vari interventi ho avanzato i dubbi sulla riforma poiche’ la Provincia di Chieti, se il Decreto dovesse rimanere invariato, subira’ grosse difficolta’ soprattutto in relazione alla gestione del suo ampio territorio e degli uffici periferici. Altro dato e’ capire su quale principio sono stati fatti gli accorpamenti visto che , ad esempio, la Provincia di Chieti ha sia il requisito dei 350.000 abitanti sia dell’estensione superiore a 2.500 Kmq”.
“In qualita’ di responsabile nazionale del PDL – ha aggiunto Febbo – ho gia’ interessato i rappresentati in Parlamento per farsi interpreti della volonta’ dell’Abruzzo e delle sue istituzioni. Qualora, anche in sede di conversione in legge del decreto non dovessero essere introdotte dal Parlamento le modifiche auspicate dall’esecutivo regionale la stessa promuovera’ ricorso di fronte alla Corte Costituzionale a tutela della legittimita’ e correttezza del percorso effettuato dal Consiglio regionale dell’Abruzzo. Il sottoscritto, – rimarca Febbo – unitamente al Governatore Chiodi, ha gia’ interessato gli Uffici Legislativi regionali per intraprendere la strada del ricorso per far prevalere sia le ragioni del gruppo di maggioranza sia quelle di tutti i territori provinciali. L’Abruzzo, pertanto, e’ pienamente legittimata a presentare ricorso e dunque si unira’ a Lazio, Lombardia, Sardegna e Veneto, Molise, Calabria e Provincia autonoma di Trento, che come noi hanno avanzato istanza alla Corte Costituzionale. Sia io che Chiodi siamo fermamente convinti dei vizi di incostituzionalita’ del decreto Salva Italia come gia’ deciso proprio durante il Consiglio regionale del 23 ottobre scorso. L’azione del governo regionale – conclude Febbo – tende a tutelare anche le prerogative di una regione spesso individuata come esempio di virtuosita’, e che al contrario vedrebbe minata la sua autonomia, che con responsabilita’ si e’ impegnata con concrete azioni di riforme istituzionali volte al contenimento delle spese, ma anche alla salvaguardia dei servizi essenziali per il cittadino”.
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