Ma cosa stiamo facendo in Afghanistan?
Quasi affogati nella crisi, disoccupazione a più del 10% (ma nel 2013 supererà l’11%), ecatombe di aziende e di negozi, due milioni di giovani che il lavoro neppure lo cercano più, smarriti e delusi in giro per un’Italia che sa produrre solo precariato e recessione molto di più rispetto ad altri paese europei. Noi stiamo peggio, noi rubiamo di più, noi evadiamo il fisco più che altrove, noi siamo i più ignoranti e impreparati a tutto, noi abbiamo laureati che scrivono con errori di ortografia e sintassi ad ogni riga. In questo tragico marasma che rischia di sopravanzare chi ha ancora un po’ di fiducia, chi lavora, chi ha la forza di darsi da fare e di tentare, la domanda che pochi si pongono, e molti dovrebbero porsi, è questa: cosa diavolo stiamo facendo con migliaia di soldati e di mezzi in Afghanistan? Cosa ci è venuto, ma soprattutto cosa ci verrà da questa “missione di pace” che è costata decine di morti, e migliaia di milioni di euro?
Ieri, 4 novembre, il premier Monti è volato laggiù a trovare i militari (tanti dei quali alpini, e tra loro tanti abruzzesi), ed ha detto che la missione finirà nel 2014. Scusi, compìto e misurato premier, non è meglio che finisca subito e che l’Italia risparmi i fiumi di denaro che spende? Se è deciso che ci ritiriamo, facciamolo subito, almeno i soldi risparmiati serviranno ad aiutare i giovani, i precari, i disperati di questo paese, ormai alla resa psicologica. Sarebbe quanto meno singolare che laggù dove gli inglesi e i russi non ce la fecero, nella storia, e tanto meno ce la faremo noi, continuassimo a combattere, e in casa ci arrendessimo alla crisi, al crollo di fronte alla perdita del lavoro e delle prospettive. Basta con l’Afghanistan.
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