Il triste commiato della prefetta
L’Aquila – Prende servizio questa mattina a Roma, presso un ufficio del Ministero dell’Interno, Giovanna Iurato, che è stata prefetto a L’Aquila fino a ieri. “Sollevata”, dicono con discrezione le cronache romane, da un incarico delicato (prefetto di un capoluogo di Regione afflitto da temute infiltrazioni malavitose nella ricostruzione dell’Aquila, per esempio), e per ora relegata in un ufficio. Importante, ma certo meno di una prefettura.
E’ singolare che una funzionaria giovane, che avrebbe potuto aspirare a prefetture di maggiore rilievo in Italia, torni invece al Ministero. Per espresso volere, è lecito ipotizzare, del ministro Cancellieri.
In realtà , la Iurato è indagata in relazione ad una storia di appalti che rappresenta una spina nel fianco del Viminale, e che si appesantisce in questi giorni dopo un dossier su presunti e milionari appalti pilotati tra Roma e Napoli. Le indagini, che riguardano anche la Procura di Roma, hanno acquistato lena nelle ultime settimane, sulla base di un ben informato documento anonimo, che punta il mirino su importanti personaggi della Polizia di Stato. L’inchiesta è all’attenzione del ministro Cancellieri e del capo della Polizia Manganelli, oltre che, prima di tutto, della Procura romana.
Nella capitale si ritiene che la rimozione della prefetta Iurato non sia svincolata dall’inchiesta. Non sarà facile mettere in ombra, fare qualcosa di simile, per l’altro indagato eccellente, addirittura il vicecapo della Polizia, Nicola Izzo. Anche lui nel mirino dei magistrati napoletani, insieme con la Iurato. L’esposto anonimo, molto ben informato, ritiene che vi siano state spartizioni di importanti appalti. Naturalmente, Izzo si dice estraneo e respinge le accuse. Anzi, riferiscono cronache romane, auspica che la magistratura vada avanti a chiarisca tutto. Immaginiamo che altrettanto si auguri da Iurato, per la quale, comunque, il commiato a L’Aquila è stato triste. La funzionaria si era fatta apprezzare in tutta la provincia per disponibilità e attenzione ai problemi. Che da queste parti sono davvero tanti.
Quando si parla di appalti, in questa vicenda, ci si riferisce a forniture e realizzazioni di interventi del massimo profilo.
Tanto per fare degli esempi, si parla di centri dati sensibili, di forniture di fucili molto speciali (rivelatisi difettosi?) per corpi specialissimi, come i NOCS; di sistemi per l’attuazione del numero 112 unico in Europa, di apparecchiature per le banche dati delle impronte digitali. Roba grossa, costosa e delicata. Molto delicata. Tanto che, nei mesi scorsi, dalle sempre fumose notizie riguardanti la vicenda, venne fuori un suicidio, quello mai chiarito di un funzionario del Viminale. Lavorava con il vice capo della Polizia, Izzo, sì, quello oggi indagato. Il suicida avrebbe avuto forti contrasti con qualcuno che contava, prima di togliersi la vita. E avrebbe deciso si denunciare irregolarità , prima di uscire di scena. Sulla sua morte c’è un’inchiesta, per ora senza risultati, almeno che si riesca a sapere. Argomenti e temi delicati, spesso, per la stampa sono gineprai inestricabili. Proprio come in certi film, ci viene da pensare – ma è solo un esempio di riferimento – al “Rapporto Pelican”. Ma qui siamo in Italia… Tutto è più ristretto, limitato: appalti e milioni.
La solita musica. O c’è di più?
Oggi, come riferisce l’AGI, il vice capo della polizia, Nicola Izzo, ha annunciato le proprie dimissioni con una lettera che sarebbe stata inviata al capo della polizia, Antonio Manganelli, e al ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri. Izzo e’ stato tirato in ballo dalla denuncia anonima di presunte irregolarita’ negli appalti gestiti dal Viminale.
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