Petrilli su suicidi e affollamenti carceri
L’Aquila – Giulio Petrilli, responsabile diritti e garanzie del PD, scrive: “Khole Abib, 32 anni, senegalese, Sami Ben Gargi 41 anni, tunisino. Il primo si è suicidato ieri nel carcere di Teramo, il secondo è morto nel carcere di Pavia dopo uno sciopero della fame e della sete durato trenta giorni. Entrambi accusati di violenza sessuale, entrambi si proclamavano innocenti.
Numeri 41 e 42 nella lista dei suicidi quest’anno nelle carceri italiane, numeri 64 e 65 per i morti sempre quest’anno nelle carceri. Il suicidio nei penitenziari è molto frequente, infinitivamente più alto delle persone libere.
La vita dentro le carceri sovraffollate è invivibile e alla fine molta gente preferisce lasciarsi morire, evadendo con il suicidio.
Le carceri sono diventate la discarica della società , sono un pò come i tanti barconi di migranti, dove se una persona muore senza essere soccorsa non interessa a nessuno. Così è il carcere, neanche i suicidi fanno interrogare le persone libere. I rifiuti della società , vanno accatastati, dentro spazi angusti, magazzini fatiscenti, dentro sbarre vere e sbarre di relazione e di comunicazione con l’esterno.
Poi entrambi proclamavano la propria innocenza, Sami Gargi, il detenuto tunisino addirittura dopo la condanna per lui ingiusta ha voluto gridare la sua innocenza, con uno sciopero della fame e della sete totale che lo ha portato alla morte.
In una nazione dove dal 1945 sono stati riscontrati quattro milioni e mezzo di errori giudiziari, questo urlo di innocenza deve far riflettere. Così come deve far riflettere il carcere di Teramo dove si trovano attualmente il doppio dei detenuti che potrebbe ospitare. Due storie, due vite finite, due persone morte, si sempre persone anche se avessero commesso i gravi reati loro contestati, due invisibili che passeranno immediatamente nel dimenticatoio. La civiltà di una nazione si vede dallo stato delle proprie carceri ed è triste constatare che noi di civiltà ne abbiamo poca, molto poca”.
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