“Ci sono due errori sulla via della verità…”
L’Aquila – (di Giustino Masciocco, sinistra democratica) – Risulta evidente, purtroppo, che il piano C.A.S.E. non sarà sufficiente a garantire un tetto per i cittadini aquilani che hanno le proprie abitazioni classificate E ed F.
La stragrande maggioranza delle persone, me compreso, ha creduto alle rassicurazioni che i dirigenti della Protezione Civile “predicavano” nelle tendopoli, sui giornali e sulle televisioni. La mia non vuole essere una critica al lavoro svolto dalla Protezione Civile da quella maledetta ed infame notte (l’assistenza è stata rapida, qualificata, generosa), ma vuole essere una riflessione ed un invito a come gestire questa fase di smantellamento delle tendopoli (inevitabile viste le temperature ed il disagio dopo 5 mesi di permanenza) e di ricovero dei cittadini in strutture adeguate per un lungo periodo di tempo, in attesa della ricostruzione.
Molto probabilmente la voglia di riuscire a dare un “tetto a tutti” in tempi molto brevi è stata alla base di considerazioni che, alla luce dei fatti, si sono rivelate sbagliate. Il nostro territorio, colpito duramente dal sisma, si articola con la Città intesa come centro urbano e oltre 60 frazioni che andavo gestite come sono stati gestiti i Comuni limitrofi al Comune dell’Aquila. Infatti negli altri Comuni sono stati individuati siti ove ubicare piccoli villaggi in legno che permettono di dare ricovero ai cittadini che non hanno più la disponibilità delle proprie abitazioni. In questi ultimi giorni anche i vertici della Protezione Civile hanno compreso la necessità di articolare interventi nelle frazioni per venire incontro alle esigenze della popolazione, ma ancora non basta e cerco di spiegare il perché.
Il censimento effettuato i primi giorni di agosto ha evidenziato che il numero di persone da assistere è circa il doppio rispetto alla disponibilità di appartamenti del progetto C.A.S.E. compresi gli appartamenti sfitti messi a disposizione da privati, ma la drammaticità della situazione è quella che i nuclei più piccoli composti da uno o da due persone, principalmente persone anziane o giovani coppie, non riusciranno a trovare una sistemazione definitiva vicino ai luoghi di residenza ante sisma.
Ammettere che il fabbisogno di abitazioni stimato, non risulta sufficiente a soddisfare le esigenze dei cittadini, non vuol dire che tutto è stato sbagliato, non vuol dire che la Protezione Civile ha fallito, non vuol dire che non sono state rispettate le promesse, non vuol dire che si perde credibilità; vuol dire solo che servono soluzioni alternative che non possono che essere i Moduli Abitativi Provvisori in legno da posizionare nelle frazioni (anche nei luoghi già attrezzati per le tendopoli) che permettono di alleggerire la domanda di sistemazione lasciando le persone sole (anziane e non) nei luoghi della loro vita. Non possiamo permetterci, come comunità, di perdere nessun cittadino sulla strada della ricostruzione, sia quella materiale sia quella sociale, ma il rischio che si corre è quello di dover rinunciare o alla nostra storia (allontanando gli anziani) o al nostro futuro (allontanando le giovani coppie).
Nel ricordare che “…Ci sono due errori che si possono fare lungo la via della verità…
non andare fino in fondo e non iniziare….” prego il dott. Bertolaso di andare fino in fondo ascoltando i nostri cittadini che con forza e con la grande dignità già dimostrata chiedono soluzioni alternative che permettano loro di restare nei luoghi dove sono cresciuti.
(Nella foto: Giustino Masciocco)
Non c'è ancora nessun commento.