Povero Galileo in mano a certa “scienza”


(Prof. Flavio Colacito) – Si susseguono in questi giorni le polemiche legate alla sentenza del Tribunale dell’Aquila che ha condannato a sei anni i membri della Commissione Grandi Rischi in merito alle note vicende del terremoto abruzzese . La condanna ha fatto il giro del mondo ed ha alimentato le più disparate opinioni sulla sua indubitabile durezza, dividendo l’opinione pubblica tra fervidi sostenitori (pochi) e convintissimi detrattori (tanti) ad ogni livello civile, politico, istituzionale, accademico, della società. La cosa che fa veramente impressione non sarebbe tanto il risultato della sentenza di primo grado che ha coinvolto i sette illustri imputati, ma il coinvolgimento del tutto arbitrario del povero Galileo che probabilmente avrà avuto più di una considerazione da fare dall’aldilà. Forse viene da pensare che tanto scalpore nel mondo scientifico provenga da soggetti che non hanno mai letto neanche una pagina sulla vita del buon toscano, perché se pure così non fosse occorrerebbe dare una sintetica ripassata su un Bignami di filosofia per evitare brutte figure e metterci la cosiddetta “pezza” a colore. La sensazione maggiormente evidente è che pur di affossare l’operato dei giudici e della magistratura in generale, vengano accostati fatti e personaggi che nulla hanno a vedere con la scienza, con le tecniche di previsione dei terremoti, con la prevenzione, con l’unico obiettivo di fare “macelleria” sociale a danno della collettività aquilana, facendo passare i giudici per “cattivi” e la gente per “vendicativa”, “ingrata”, come se fossimo tornati al periodo del “terrore” post-rivoluzionario dove le teste cadevano come le foglie sotto le sferzate del vento d’autunno. Chiaro deve essere che i membri della ex-Commissione Grandi Rischi sono sicuramente delle persone che meritano rispetto in quanto scienziati e per il fatto di essere cittadini italiani che, nonostante l’avvenuta condanna, pagheranno il loro torto scontando la pena qualora non verranno prosciolti in secondo grado, meritando quindi un minimo di solidarietà umana che di questi tempi non guasta, tuttavia furono loro ad avere il compito, non facile, di prendere delle decisioni durante la famosa riunione del 31 marzo 2009, al termine della quale furono dati in sostanza messaggi rassicuranti alla popolazione circa possibili eventi sismici devastanti: tutti sappiamo come andò a finire. Ora la giustizia si è mossa e nessuno di buon senso può pensare che chi è chiamato ad avere responsabilità tali come l’incolumità pubblica, possa essere giudicato all’indomani di una tragedia come quella abruzzese in modo non esemplare, proprio in virtù del delicato compito decisionale cui è chiamato ad adempiere, essendoci in ballo la vita di migliaia di persone. I condannati sapevano benissimo, proprio per la loro esperienza e preparazione scientifica, quello che facevano e avrebbero dovuto “puntare” i piedi nei confronti dell’allora Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, senza alcuna esitazione o sudditanza, in nome di un’informazione chiara e tempestiva, evitando il luogo comune che le scosse sismiche non si possono prevedere. Nessuno è in grado di negare che essere stati condannati per omicidio colposo plurimo, cooperazione in disastro colposo, lesioni gravi, sia terribile e devastante per chi dovrà sopportare il peso di questi capi d’accusa, pesanti come macigni sulle coscienze (si spera) dei condannati, ma nessuno dovrebbe tirare in ballo frasi strumentali che vedono alla sbarra la scienza e non l’uomo con le sue manchevolezze, portando addirittura l’esempio di Galileo Galilei che combatteva proprio per la verità contro la logica dogmatica della Chiesa, che con il suo oscurantismo remava contro la grande rivoluzione scientifica del Seicento, il tutto con interventi poco consoni e rispettosi da parte del Ministro Clini, oppure dell’attuale Capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, da sempre particolarmente “pungente” nei confronti dell’Aquila, di tanti esponenti europei che evidentemente hanno travisato il contenuto della sentenza visto come una nuova “crociata” verso la scienza. A L’Aquila la gente non ha provato gioia nel vedere alla “sbarra” i 7 imputati condannati, non c’è stato nessun basso sentimento tra le persone comuni di buona ragionevolezza volto a demolire la dignità umana di ciascun ex-componente, solo fiducia nei confronti quanti si sono spesi per ottenere la giustizia culminata in una sentenza che è poi stata mistificata da gente incompetente in nome di Galileo, questa sì una vergogna.


29 Ottobre 2012

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