Grandi Rischi, oltre la condanna


(di Giampaolo Ceci) – Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza shock che ha condannato i massimi esponenti nazionali della sismologia facenti parte della commissione grandi rischi.
La pesantissima condanna (risarcimenti per oltre 5 milioni di euro e 7 anni di carcere) equiparano la colpa dei componenti del CGR agli autori di un vero e proprio omicidio colposo plurimo.
Non é in discussione il fatto che la commissione non abbia potuto prevedere la entità del terremoto e quindi non si mette in dubbio la competenza dei membri della commissione.
La sentenza sembra poggiare le sue argomentazioni principalmente sulla superficialità della analisi effettuata dalla commissione prima di diffondere il comunicato stampa che quindi ha avuto l’effetto di tranquillizzare “immotivatamente” la popolazione del cratere.
Se non ho capito male, la dichiarazione della commissione, oltre che essere scarsamente fondata su dati scientifici, sarebbe stata anche colpevolmente fuorviante al punto di fare rientrare in casa popolazioni che, se allertate con maggiore prudenza, forse sarebbero restati fuori casa o avrebbe dormito in macchina, causando quindi, indirettamente la morte di molti e il ferimento di molti altri.
Ecco quindi spiegato il comportamento colposo della commissione e la ragione del risarcimento milionario alle vittime.
Diviene elemento fondamentale per stabilire la responsabilità della commissione, l’analisi puntuale e anche il tono, del contenuto dell’ultimo comunicato stampa emanato dalla commissione prima del 6 aprile.
Bisognerebbe anche verificare il grado di diffusione del comunicato tra la popolazione per stabilire quante persone lo abbiano letto e quante siano state oggettivamente condizionate dal suo contenuto.
Non vorrei però entrare nel controverso dispositivo della sentenza o nella analisi del comunicato.
Ognuno può faresi una sua opinione leggendolo.
Vorrei invece cercare di capire quale sarebbe dovuto essere, secondo la vigente giurisprudenza, l’atteggiamento che la commissione avrebbe dovuto tenere per evitare ogni coinvolgimento penale e anche quali conseguenze sta producendo la discussa sentenza sulla gente comune.
Certo, che é facile dire oggi, col senno di poi, cosa la commissione avrebbe dovuto comunicare. Ma mettiamoci nelle condizioni di allora.
Probabilmente la commissione vorrebbe dovuto dire una banalità:” c’é la probabilità che possa avvenire un sisma di forte entità, ma c’é anche quella che non accada nulla”. Questa era la cruda situazione di allora.
Oppure prendendo per buone le preoccupate valutazioni del Dott. Giuliani avrebbe potuto dire:” non sappiamo scientificamente se ci sarà un sisma di forte entità, ma questa evenienza è probabile, quindi, per sicurezza è meglio che tutti dormano in macchina o abbandonino la città e dintorni per almeno un mesetto”, fermando l’economia e ogni altra attività nella zona.
Insomma come la si faceva si sbagliava. Anche stare zitti era sbagliato perché tacendo ci si sarebbe resi responsabili di non aver espresso le proprie valutazioni scientifiche e quindi di omesso ad un preciso obbligo istituzionale.
La questione assume una valenza più ampia che si sintetizza in :” come deve comportarsi l’autorità o un tecnico nella valutazione di fatti pericolosi che sono solo probabili e non ceri?”.
Per evitare di essere inquisiti, oggi i tecnici devono stare zitti o esprimere un parere che potrebbe essere contraddetto nei fatti, esponendoli a sanzioni pesantissime? il quesito non ha avuto ancora una risposta, anche se ora i tecnici, gli scienziati e i chirurghi ci penseranno due volte prima di fare ipotesi che non siano certe.
La condanna del giudice però ha anche delle conseguenze collaterali che mi preoccupano molto di più.
Mi riferisco al discredito ormai dilagante verso l’autorevolezza chi occupa posizioni di comando.
Si sta ingenerando nel nostro paese il concetto che chi comanda spesso é un incompetente legato alla politica e al proprio tornaconto se non addirittura un irresponsabile. In parte è vero, lo so, ma non è tutto così.
La condanna e le polemiche, peraltro giustificate, forniscono un’altro duro colpo alla credibilità delle istituzioni che si estende fino alla magistratura e ai suoi organismi tecnici più qualificati.
La gente è disorientata perché sullo steso tema c’è chi dice una cosa e chi autorevolmente sostiene l’esatto contrario. Non si sa più di chi fidarsi e a chi credere.
Quando insorge il tarlo della sfiducia verso chi ha l’onere del governo o verso i giudici, quando cade verticale la autorevolezza delle autorità che non infondono più certezze, ma dubbi, diviene poi difficile recuperare credibilità nelle istituzioni giuridiche o politiche che siano. Nasce il desiderio di certezza e di ordine con tutte se sue conseguenze.


28 Ottobre 2012

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