Province, l’azzeramento non è accettabile
L’Aquila – Azzerare le province? La decisione più pilatesca, irresponsabile e sfuggente che la politica potesse partorire. Non sapendo e non avendo la fermezza e il coraggio di decidere qualcosa, non si decide niente e si passa la castagna bollente al Governo. Il quale non si fa intimorire, e per bocca del Ministro Cancellieri, fa sapere che le province abruzzesi saranno due (L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara), esattamente ciò che ha deciso il CAL, consiglio delle autonomie locali. L’organismo che esiste apposta e che è stato chiamato, presieduto da Antonio Del Corvo con pacatezza e misura, a pronunciarsi.
Ma siamo in Italia, anzi in quel pezzo particolare che si chiama Abruzzo, dove la politica non brilla per razionalità e capacità di assumere responsabilità . E la politica ha camminato sopra al CAL, sfornando in consiglio regionale una scelta davvero sconcertante: azzerare tutto. Muoia Sansone con i filistei. Il peggio del peggio.
Ora le cose, se è possibile, si complicano. Il Governo, come era facile prevedere, dice alt e si attiene al CAL. Ma anche la politica dice la sua. L’UDC abruzzese, leader regionale il presidente della provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio, torna a farsi sentire, è propenso alla soluzione delle due provincione, ma antepone quella propugnata da sempre: tre province in Abruzzo, quella che ha i numeri, Chieti, e non accetterebbe mai di pagare il conto e sparire per lasciare spazio a Pescara; quella che ci dev’essere per forza, L’Aquila, in quanto capoluogo di regione; quella che dovrà nascere, cioè Pescara-Teramo. Capoluogo, dicono le regole del Governo, la cigttà più popolosa, Pescara. Teramo rimane con il cerino in mano e paga il conto per tutti. Si rassegnerà ?
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