Oggi il premio Cesare De Lollis


Casalincontrada – (di Goffredo Palmerini) – La Giuria scientifica formata dalla dott.ssa Andreina Poggi, Fondazione Negri Sud ONLUS, dal dott. Gianluigi Forloni, Capo del Dipartimento di Neuroscienze dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e dal prof. Camillo Di Giulio, docente di Fisiologia nel Dipartimento di Neuroscienze e Imaging dell’Università G. D’Annunzio di Chieti, con i membri onorari Sig.ra Esterina Esposito e Concetta Di Luzio, sindaco di Casalincontrada, ha reso noto i vincitori della prima edizione del Premio “Ennio Esposito” istituito per ricordare l’ìllustre figura dello scienziato casalese. Il premio per il 2012, “in considerazione degli alti meriti scientifici e della lunga consuetudine di attività nel campo delle neuroscienze”, viene assegnato ex aequo a Giuseppe Di Giovanni, Vincenzo Di Matteo e Massimo Pierucci.

Giuseppe Di Giovanni è professore presso il Department of Physiology and Biochemistry, Faculty of Medicine and Surgery, dell’Università di Malta, Honorary Senior Lecturer alla Cardiff School of Biosciences, Head of Neuroscience Department all’Istituto Euro Mediterraneo di Scienza e Tecnologia (I.E.ME.S.T.) di Palermo, studioso delle patologie del “central monoaminergic systems of different neuropsychiatric disorders such as depression, schizophrenia, drugs of addiction, Parkinson’s disease and epilepsy”.

Vincenzo Di Matteo è ricercatore presso il Laboratorio di Neurofisiologia dell’Istituto di ricerche farmacologiche e biomediche “Consorzio Mario Negri Sud” di Santa Maria Imbaro (Chieti), studioso dei sistemi serotoninergico e dopaminergico centrale, con particolare riguardo all’azione esercitata da alcuni sottotipi di recettori serotoninergici sul controllo della funzione dopaminergica centrale, mediante microdialisi intracerebrale nel ratto accoppiata alla cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) e registrazioni elettrofisiologiche extracellulari, in vivo, di singoli neuroni mesencefalici di cervello di ratto.

Massimo Pierucci è ricercatore presso l’Università di Malta nel campo delle neuroscienze. Il progetto di ricerca di cui si sta occupando prevede lo studio della dipendenza da nicotina e si focalizza sul ruolo svolto da una particolare area cerebrale, la Lateral Habenula, nel meccanismo alla base della dipendenza da questa sostanza di abuso.

La Giuria ha altresì ritenuto di assegnare, “in considerazione dei meriti scientifici e dell’attività nel campo delle neuroscienze”, una Menzione speciale ai seguenti studiosi: Anna Ambrosini, Massimiliano Caiazzo, Giovanni Mirabella, Damiana Pieragostino.

La cerimonia di premiazione si terrà venerdì 26 ottobre, alle ore 18, presso il Ristorante Villa Elena in Casalincontrada, nell’ambito del Concorso Internazionale “Cesare De Lollis” che quest’anno premierà Sergio Givone ed Enrico Ghezzi. Il filosofo Sergio Givone terrà una lectio magistralis dal titolo: “Libertà e responsabilità”, mentre Enrico Ghezzi, critico cinematografico, autore televisivo di “Cinema notte ” e di “Blob”, terrà una lectio magistralis dal titolo “Mi è sembrato di vedere un gatto. Lo stato del cinema”.

SERGIO GIVONE (1944) è professore ordinario di Estetica nell’Università di Firenze dal 1991. Ha insegnato nelle Università di Perugia e di Torino. E’ autore di numerose pubblicazioni, alcune delle quali tradotte in francese, spagnolo, tedesco e catalano. Si segnalano in particolare Hybris e melancholia, Milano 1974; Disincanto del mondo e pensiero tragico, Milano 1988; Storia del nulla, Roma-Bari 1995, Metafisica della peste, Torino 2012. E’ autore anche di tre romanzi: Favola delle cose ultime, Torino 1998, Nel nome di un dio barbaro, Torino 2002 e Non c’è più tempo, Torino 2008. È editorialista de “Il Messaggero”. Dal giugno 2012, su nomina del sindaco Matteo Renzi, è assessore alla Cultura del Comune di Firenze.

ENRICO GHEZZI (1952) è un critico cinematografico, scrittore, autore e conduttore televisivo italiano. In giovinezza si trasferisce a Genova dove frequenta il cineclub Filmstory e il gruppo scout Agesci. Nel 1974 è tra i fondatori della rivista Il Falcone Maltese assieme a Teo Mora e Marco Giusti. Nel 1975 partecipa alla nascita della prima radio privata genovese, Radio Genova International, con un programma di critica cinematografica. Entrato in RAI nel 1978, ha curato il palinsesto cinematografico del Terzo Canale Rai diretto da Angelo Guglielmi, dal 1987 al 1994. È l’inventore del contenitore televisivo notturno Fuori orario. Cose (mai) viste e uno dei creatori di Blob, entrambe trasmissioni nate alla fine degli anni ottanta. Nel 1995 ha ideato la maratona televisiva di 40 ore non-stop La magnifica ossessione, una delle più lunghe mai realizzate sulla RAI, per celebrare i novant’anni del cinema. Nel 1989 ha diretto “Gelosi e tranquilli”, episodio del film Provvisorio quasi d’amore. Ha diretto il Festival cinematografico di Taormina dal 1991 al 1998. Nel 2009 la RAI celebra il ventennale di Blob con un cartoon interamente incentrato su Enrico Ghezzi: Hello Ghezzy!, realizzato da Mario Verger. Nel 2011 cura per Rai Tre il programma in sei puntate Zaum – Andare a parare. Tra le sue opere: Stanley Kubrick, 1977, pp. 165, (con Marco Giusti, Vladimir Fava) Il libro di Blob, 1993, Paura e desiderio. Cose (mai) viste. 1974-2001, 1995, Cose mai dette, 1996, Il mezzo e l’aria, 1997, (con Carmelo Bene) Discorso su due piedi (il calcio), 1998, (con François Burkhardt, Peter Greenaway) Luoghi di affezione. Oltremano 2, 2000, Stati di cinema. Festival ossessione, 2002, (con Stefano Francia di Celle, Alexei Jankowski) Aleksandr Sokurov. Eclissi di cinema, 2003.

La Giuria ha poi assegnato Premi speciali a Daniela Musini, Marco Damilano e Giuseppe Melizzi, per la Saggistica, e a Sabatino Ciocca per la Narrativa.

DANIELA MUSINI
L’autrice, nel suo godibilissimo volume ” I 100 piaceri di d’Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà” (E. Lui Editore), con una scrittura fluida e accattivante, illustra gli aspetti più clamorosi e segreti del “vivere inimitabile” del Vate, in una sorta di “dizionario dei piaceri” che parte dalla A di Alcova per giungere fino alla Z di Elena Zancle (una delle sue ultime amanti/Muse), passando attraverso la L di Lascivia e la M di Musica (uno dei suoi piaceri più intensi), la S di Spogliarello e la A di Arte (di cui fu mirabile esperto), la O di Orgia e la V di Volo (sua inebriante passione). Il risultato è un malizioso, ironico e intrigante glossario punteggiato di colti rimandi, aneddoti inediti, peccati sussurrati all’orecchio. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato. Daniela Musini è nata a Roseto degli Abruzzi (Teramo) e vive a Città Sant’Angelo (Pescara). Diplomata in pianoforte, due lauree (in Lingue Straniere e in Lettere Moderne), è scrittrice, attrice, drammaturga e pianista ed esplica la sua poliedrica attività artistica in tutto il mondo recitando in Inglese, Francese e Spagnolo. Acclamata interprete dell’opera di Gabriele d’Annunzio e della figura di Eleonora Duse, ha allestito i suoi recital/concerto presso gli Istituti Italiani di Cultura di Berlino, Istanbul, Ankara, Colonia, Lione, San Pietroburgo, Kyoto, l’Ambasciata d’Italia a Cuba, l’Accademia di Musica della Bielorussia a Minsk, il Teatro dell’Opera di Varsavia, Consolato d’Italia a Philadelphia e a Pittsburgh. Numerosi i riconoscimenti e i premi letterari tributati all’eclettica autrice ed interprete abruzzese.

MARCO DAMILANO
Eutanasia di un potere (Laterza)- Storia politica d’Italia da tangentopoli alla seconda Repubblica, racconta la caduta della prima repubblica e svela perché la seconda è nata e vissuta così male. La resistenza del vecchio a finire e la difficoltà del nuovo a nascere. Un’opera che a venti anni dall’inizio di Mani Pulite dimostra che è possibile uscire dalle aule di tribunale e provare per la prima volta a scrivere la storia politica di quella classe dirtigente e della sua rovina. Iil testo ripercorre le scelte dei protagonisti dell’epoca, Craxi, Andreotti, Forlani, Cossiga, Agnelli, Gardini, le voci dei testimoni, da Antonio Di Pietro a Carlo De Benedetti, i giornali, i film, le trasmissioni, i film, la satira, le canzoni che accompagnarono quegli anni. E come si sia arrivati all’avvento di Berlusconi.

GIUSEPPE MELIZZI
Astrazione e silenzio nel cinema d’autore. In questo saggio l’autore delinea, come rileva il regista Roberto Faenza che ne firma la prefazione, una sapiente indagine della struttura di tre film: Il silenzio del mare di Melville, Marianna Ucria di Faenza e Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Il focus dell’indagine è il silenzio, in tutta la sua densità e polivalenza semantica: esso è valorizzato in quanto “oggetto” rappresentativo del pensiero, negazione del segno linguistico che si sostituisce ed interrompe la parola. Autentica trama profonda della comunicazione, il silenzio è la negatività che fa esistere il linguaggio, che libera il senso dal riferimento esclusivo della parola; è il tempo dell’ascolto, dell’altro da sé e di sé; è fonte di emozioni e materia sonora, perché amplifica e sottolinea i suoni, li rende più vivi e vibranti, crea attesa e sospensione; e dunque il silenzio può racchiudere la complessità del pensiero, contenere l’ambiguità e la carica affettiva di certe emozioni: deve quindi essere parte del discorso, del prima, del dopo dei momenti della discorsività, proprio perché è in grado di esprimere l’inesprimibile sul piano del linguaggio sonoro. E’ pieno, saturo dei più diversi sensi e significati come è, peraltro, evidente, nei film presi in esame. Così, ne Il silenzio del mare di Melville, il silenzio, che è rivolta etica e politica, di resistenza all’invasore, porterà a una comunicazione non voluta, non cercata, contaminata e interculturale, che squarcia le resistenze e forza le barriere della ragione. In Marianna Ucria di Faenza il silenzio è una vigorosa e vitale spinta alla conoscenza e all’affermazione di sé. A riprova della forte semanticità del silenzio Marianna, sorda e muta, comunica più e meglio degli altri. Ne Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, infine, il silenzio costituisce per lunghi tratti l’elemento fondamentale dell’azione filmica: è la sola colonna visiva che svela e descrive lo stato d’animo dei personaggi. Il silenzio assume la funzione di connotazione dello stato emotivo delle immagini e il regista se ne serve per pervenire a una forte e suggestiva tonalità epica e religiosa. Il “non detto“ comunica più e meglio delle parole, e le sue potenzialità sono infinite. In un mondo che ha declinato fuori misura le possibilità di trasferire messaggi, esiste dunque uno strumento di comunicazione alternativo: il silenzio, appunto, come rifiuto dell’omologazione culturale, come filiera discorsiva, come esigenza del pensiero, della dignità, della ragione.

SABATINO CIOCCA
Storie di lettere (Edizioni Solfanelli). L’invenzione ispirativa originaria di questo testo risale a radiodrammi trasmessi per Radio3, di cui Sabatino Ciocca è stato autore, programmista e regista. Da questa esperienza, raffinando l’impianto per una trasposizione in scrittura, ha tratto l’idea di un cabaret letterario nel quale trasfondere personaggi reali che, attraverso i loro scambi epistolari, rivelassero nella loro stessa grandezza le loro umane debolezze. I protagonisti celebri, di cui sono presentati gli scambi epistolari con una trama in parte aderente a dati verosimili, in parte prodotto di una fertile fantasia deformante, sono accomunati dall’essere abruzzesi, per cui le loro tipizzazioni rappresentano le virtù, come gli eccessi e i difetti, di icone culturali dell’immaginario regionale, rilette attraverso lo specchio della rivelazione sottile della loro umanità complessa, che infrange il conformismo di miti e credenze vulgate. La cifra letteraria è giocata su un esprit de finesse che sa sublimare caratterizzazioni storiche reali in sviluppi verosimili, tanto verosimili da ingannare il lettore coinvolto, il quale però si accorge che si tratta di invenzione caricaturale, quando è colpito dalla corrosiva ironia con cui debolezze e ingenuità sono rivelate per una macroscopica dilatazione, che fa esplodere paradossi dentro il senso comune. Si sviluppa una carica critica ed ironica verso le inconsistenze, ingenuità, banalità, superficialità degli intellettuali di provincia che, scimmiottando la grande cultura, mostrano invece la loro risibile pochezza. Sabatino Ciocca è nato a Celenza sul Trigno (Chieti) nel 1953 e risiede a Chieti. Regista di prosa e operatore culturale, collabora con Enti e Istituzioni regionali e nazionali (ATAM, TSA, Istituto di Cultura Francese).


26 Ottobre 2012

Categoria : Cultura
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