Zero province, potevano anche risparmiarsela
La Regione, armata di coraggio e idee chiare, ha deciso di togliere di mezzo le province, tutte così nessuno avrà motivo di sfilare e protestare. Cancellare le province è stato come tagliarsi l’alluce per l’unghia incarnita. Oppure anche tagliarsi altre parti del corpo per fare dispetto alla moglie, o all’amante, come suol dirsi. La Regione non doveva dare ulteriori prove del proprio fermo modo di risolvere i problemi, ma ha voluto farlo, suscitando l’ilarità degli italiani, che di ridere in questo periodo così smunto hanno bisogno. Niente paura, ci siamo noi a fare i guitti. Scompisciatevi.
La storia della politica abruzzese non è fatta di coraggio, lungimiranza, capacità di risolvere, scelte oculate. Molti speravano che sotto il regno di Chiodi le cose cambiassero. Sul problema province, sono peggiorate e siamo, in pratica, al patetico. Pronti però a mordere, se il governo di Roma non obbedirà all’azzeramento coatto. E’ già pronto, forse persino scritto, il ricorso. Come dire a Monti: o così, o così. Non si scappa. Noi le palline per decidere qualcosa di più di un’amputazione, non le abbiamo. Noi siamo malati perenni di campanilite acuta, temiamo le ire di sindaci e maggiorenti, e soprattutto le elezioni del 2013. Quindi non decidiamo nulla, azzeriamo. Così non s’incazza nessuno e mal comune, mezzo gaudio. Noi delle proposte, del CAL, delle regole, ce ne freghiamo. Tagliamo alla grande (non gli stipendi e le auto blu), ma le province. Però poi ci date sette piccoli enti, o anche di più, vedremo quanti ne serviranno. Non provincione, ma provincine.
Suvvia, questa baggianata potevano anche risparmiarsela. Che la politica abruzzese sia pavida, indecisa a tutto, melliflua e incline alla gozzoviglia con tarallucci e vino, lo sapevano. Forse Roma non lo sapeva, ora capirà . E speriamo che decida con rigore e un po’ di autorità , che qualche volta ci vuole proprio. Vi immaginate un asilo senza la maestrina? L’Abruzzo delle istituzioni è messo persino peggio, e di maestrine ha bisogno, sennò se la fa sotto. Che patetica storia di nullità ultrastipendiate.
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