Regione, impotenza “generandi e coeundi”
L’Aquila – Intervenendo ieri nel dibattito sul riordino delle province, il consigliere regionale Giuseppe Tagliente ha dichiarato di non condividere la posizione della maggioranza. Dopo aver definito “quella del riordino delle province, una vicenda che si è sviluppata e conclusa secondo i canoni di una commedia del nonsense, alla Groucho Marx piuttosto che alla maniera di Eugene Ionesco”, ha rivolto pesanti critiche alla politica regionale “nel suo complesso” responsabile di non aver saputo gestire una questione così importante.
“La politica abruzzese sta dando ancora prova della sua mancanza di una visione progettuale, di un disegno ispiratore, di un modello di riferimento e quindi in definitiva della sua impotenza, sia nell’accezione di impotentia generandi che in quella di impotentia coeundi, cioè sia nell’incapacità di dar materialmente vita che in quella di concepire un’idea di spessore e di prospettiva, un sogno della ragione e del cuore”.
Secondo l’esponente politico invece “era questo il momento di mostrare cervello e muscoli e, superando mentalità antiche di carattere tribale (e clientelare) che hanno storicamente isolato l’Abruzzo nei secoli, intervenire con una grande capacità di sintesi per ridisegnare l’Abruzzo del 2000, per eliminare sperequazioni e diseguaglianze tra territori, per riequilibrare le zone interne con quelle costiere, per ricucire un’unità tra gli abruzzesi che la semplice operazione lessicale di modificare la definizione di Abruzzi in Abruzzo, non può da sola garantire e preservare”. “Possibile – si è chiesto Tagliente – che la politica regionale nel suo complesso non riesca a capire quanto sia indispensabile intervenire per gestire fenomeni di enorme portata sociale ed economica come quello della colonizzazione del Chietino, della periferizzazione di aree territoriali come il Vastese ed il Lancianese, dello scivolamento e dell’attrazione verso il Lazio dell’Aquila e della Marsica, della congestione urbanistica, residenziale, economica sulla costa e della concentrazione nell’area Chieti-Pescara?” In questo quadro sconfortante di “non scelte” da parte della politica regionale – si è chiesto infine Tagliente – “ che senso avrà rimproverare al governo Monti-Napolitano il disegno neocentralista che persegue, se è la Regione stessa a lasciargli campo libero con la inconfessata volontà di lasciar decidere il governo anche in questa materia?”
“Una classe dirigente che abbia gli attributi per generare e concepire – ha concluso Tagliente annunciando di non essere d’accordo con il documento della maggioranza condiviso e votato anche dall’Italia dei Valori – dovrebbe dimostrare di non essere affetta da impotentia erigendi , d’avere cioè la capacità di ergersi a tutela del suo territorio.
“Si parla tanto in questi giorni di etica della politica, ma la moralità dei comportamenti richiesti alla classe dirigente non può essere riferita soltanto alla corretta gestione del denaro pubblico, ma deve estendersi anche all’etica dell’assunzione della responsabilità”.
Non aver voluto fare delle scelte in questa circostanza significa che la politica regionale è venuta meno a questo dovere etico.
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