Non solo bollette, pure Equitalia e Tarsu
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Immagini: da hitech.blogosfere.it, e sotto edifici in via Vicentini) – Non solo bollette, ma arriva anche la TARSU, dopo più di tre anni e mezzo. Infatti, riguarda il 2009. Procediamo con ordine.
E’ scritto che la vita degli aquilani debba essere amara, e sempre più difficile da masticare. Come si è saputo, stanno arrivando, arriveranno (magari come cortese regalo prenatalizio) bollette per circa 10 milioni di euro complessivi. “0 miliardi di lire, o se volete 20.000 milioni.
Sono destinate agli inquilini del Progetto CASE, circa 13.000 persone attualmente, e riguardano arretrati che sono diventati tali (e tanto salati) sicuramente per incuria di qualcuno, ma ancora più sicuramente per disfunzioni e disservizi burocratici. Nessuna istituzione si scrolli di dosso questa responsabilità : i danni della burocrazia stanno diventando insopportabili e ingiustificabili. Le manfrine della politica non se sopporta più nessuno. Dunque, silenzio.
La TARSU, dicevamo. Migliaia di aquilani stanno ricevendo una raccomandata, un bustone bianco fatto di carta straccia, sul quale si leggono un numero in pennarello rosso, e un nome che fa paura: Equitalia. E già qui siamo in una stortura all’italiana, perchè l’ufficio che esige le tasse e i pagamenti non dovrebbe far paura: dovrebbe essere considerato un esattore corretto e affidabile.
Il bustone si può ritirare negli uffici comunali di via Vicentini 207, dice l’avviso lasciato dalle Poste, che ormai le raccomandate quasi non le consegnano più. Solo avvisi scarabocchiati in fretta. Questo ufficio comunale non è facile trovarlo. In via Vicentini non ci sono numeri civici. Ci sono i negozi per vip e ricchi, e un edificio, il Del Tosto, che ospita supermercati, negozi, banche e quant’altro. Nessuna indicazioni, nessuna insegna, eppure si tratta del Comune… Grazie alla solita affannosa richiesta ai passanti, si scopre che il Comune abita nel palazzo, dietro una porta a vetri anch’essa indistinguibile da tutto il resto. Non c’è scritto nulla. L’ambiente, come la porta, è sporco e trasandato. L’ascensore per il secondo piano ancora di più. Le scale inducono all’errore, non si capisce dove andare, e del resto non tutti possono fare le scale.
Una volta trovato l’ufficio, scopri che era più facile arrivarci da via Roma, ma nessuno te lo ha detto o scritto sull’avviso. Facilitare la vita è al di fuori delle capacità di comprensione di impiegati, burocrati e complicatori stipendiati. Una signora gentile aspetta dietro scatoloni e scaffaloni, le buste bianche di Equitalia sono tante, è facile ritirare la propria, esibendo i documenti. “Cosa vogliono?” chiede la gente defedata all’impiegata. “La TARSU, cioè la tassa per i rifiuti, del 2009″. Ma come? “Sì – spiega la signora paziente - per i primi tre mesi del 2009″. Quelli prima della fine di tutto. Ci hanno messo tre anni e mezzo per esigere, ma ora esigono.
Cosa c’è nel bustone? Un pacco di molti fogli, spiegazioni, riferimenti, insomma il classico parto della burocrazia più ottocentesca e da film “Il cappotto” con Rascel. Alla fine, se hai due o tre lauree, capisci che devi pagare quattro soldi, mediamente sui venti euro, per quei tre mesi del 2009. Sarebbe bastata una e-mail, sarebbe bastato un sms, sarebbe bastata una letterina semplice e breve. La burocrazia ne fa un plico ridicolo, corposo, immagine di un mondo vecchio, polveroso, lento, ottuso, con occhiali a culo di bottiglia di colore verde, e le mezzamaniche nere. Manca la penna di legno smozzicato con pennino a punta fessa. Equitalia e i suoi palafrenieri comunali sarebbe fallita, se avesse solo “caricato” sulle prossime bollette quanto pretende, magari 5 euro a bolletta?
Buon autunno a tutti gli aquilani spremuti, e poi anche buon Natale con l’IMU e il resto che i cerberi inventeranno nel frattempo. Beato chi ha avuto la forza e l’opportunità di andarsene alle Isole Fiji. Terremoti anche lì quanti ne volete, ma almeno abiti sotto una palma, mangi avogado e ti sorridono delle abbaglianti brune avvezze a risparmiare molto sulla stoffa.
Magari in un’altra vita. Ma se dovesse somigliare a quella in atto, lasciate perdere.
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