Di fronte alla natura, niente camomilla


Dalla sentenza forte e severa per la Commissione Gran Rischi, si può forse dire, così, a caldo, che di fronte ai fenomeni naturali nessuno deve preparare camomille tranquillizzanti o, peggio, cedere alla politica e ad una certe forma di “ragione di Stato”. Bisogna dire le cose come stanno. Il terremoto non si prevede, ma non si sottovaluta. Lo Stato non deve farlo, non può permettersi leggerezze e manfrine. Deve solo prepararsi e informare la gente sui rischi che corre.
Non sono ammesse, lo ha detto chiaro e forte il giudice Billi, leggerezze e negligenze. E’ singolare, è molto italiano che debba essere un processo a gridare queste cose. In California nessuno minimizza o elude il gran terremoto, il Big One, che prima o poi ci sarà: si preparano.
L’Aquila era impreparata ad un evento che aveva precedenti nella sua storia, e al quale tutti avrebbero dovuto dedicare attenzione e misure preventive. Che sono possibili, ma furono totalmente assenti. Lo erano del resto da sempre. L’ultima cosa da fare era tentare di somministrare oppio alla gente, evitare comunicati allarmanti (Bertolaso è ancora sotto processo), addolcire la pillola. C’era uno sciame sismico pauroso, crescente, minaccioso: la gente doveva essere informata del rischio che correva. Invece, le istituzioni, il governo, i suoi organismi, accendevano ceri propiziatori e speravano nel meglio. Sprecavano tempo a neutralizzare il tecnico Giuliani, che invece studiava, cercava di capire, confidava nel radon: non da accademico blasonato e superstipendiato, ma da privato, limpido ricercatore. Il radon è, ovunque nel mondo, appunto studiato come POSSIBILE precursore sismico. Non sicuro, ma POSSIBILE.
Umanamente, addolora che degli anziani scienziati si sentano stroncati. Si cercava, hanno detto Picuti e la D’Avolio, la verità, si cercava di capire cosa era successo il 31 marzo 2009 mentre la gente veniva terrorizzata dai terremoti incalzanti, violenti, cupi con i loro profondi boati. C’è una sentenza, adesso. Le parole della giustizia che tutti cercavano. Inequivocabili. Ci sarà un appello, e vedremo come andrà. Ma il tribunale dell’Aquila ha comunque scritto una pagina chiara e coraggiosa. La gente sa che c’è un giudice, a L’Aquila, non a Berlino. E che la scienza non era imputata, bensì solo degli uomini, che oggi vivono ore amare. Nessuno, di fronte alla natura, tranquillizzi e cerchi una via d’uscita. Non ce ne sono, se non quella della verità da dire sempre e comunque, costi pure una carriera dorata. Costi persino una smentita successiva. Non si dice ad uno che trema di terrore, dopo mesi di terremoti, che la scossa non ci sarà, potrebbe non esserci… Si dice: attento al terremoto, è un fenomeno misterioso e imprevedibile. Si salvi chi vuole e chi può. E si ricorda anche, visto che tre volte nei secoli, L’Aquila cadde in pezzi. Per tacere che sapemmo solo molto, molto dopo, che la faglia di Paganica-Onna “non era studiata”.



22 Ottobre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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