Carattere aquilano, e se avesse ragione Gabrielli?
(Di Giampaolo Ceci) – Le valutazioni del Dott Gabrielli, hanno travato sul web diverse risposte, alcune stizzite, altre più ragionate e aderenti al reale contenuto delle affermazioni del capo della protezione civile.
Ma cosa é successo? é accaduto che il Dott. Gabrielli, in una intervista, ha attribuito il diverso atteggiamento assunto nel post terremoto Emiliano e Aquilano anche alla diversa caratterialità degli abitanti dei due diversi territori, facendo garbatamente capire che la caratterialità emiliana è più propensa al fare e quindi, di conseguenza, che invece quella degli aquilani e dintorni, sarebbe più indolente.
Insomma, se gli emiliani dopo qualche mese dal sima si sono già organizzati e hanno iniziato a ricostruire lo devono anche alla loro capacità di iniziativa e voglia di fare che ha superato le carenza e le lentezze delle decisioni promulgate dallo stato che pure li’, per la verità , si stanno verificando.
Il dott. Gabrielli è persona stimata e per di più conosce bene l’Aquila. Non si può dire che parli per sentito dire.
La questione, se posta in termini generali, evidenzia una questione interessante.
Cosa sappiamo del “genus loci” delle varie popolazioni che abitano la penisola italica e quindi anche di quello degli aquilani? Quali gli elementi caratteriali che differenziano le popolazioni Pescaresi da quelle Aquilane, o quelle Napoletane dalle Milanesi? Il quesito, come evidenzia il termine latino che ho usato, si è posto fin dalla antichità .
Gli antichi Romani per primi cercavano di capire il “genus” dei popoli che vincevano in battaglia per adeguarvisi.
Se un popolo era fiero e indomito non c’era verso di farselo amico. Doveva essere distrutto negli assetti sociali e nelle gerarchie organizzative per evitare che ricostituisse il suo esercito e si ribellasse in forma organizzata.
Ad un popolo ricco, ma di indole meno aggressiva si lasciavano gli assetti sociali e persino il suo Re, limitandosi alla occupazione strategica dei territori e al prelevamento di parte delle ricchezze.
A parte le valutazioni generali, resta il quesito di quale sia il “genus” degli Aquilani e dintorni.
Un popolo Bue? un popolo di opportunisti come dice Borghezio o una popolazione fiera e audace che seppe contrapporsi alla dominazione degli spagnoli? Una riflessione pacata e approfondita sarebbe interessante.
Una valutazione grezza però si può fare anche senza un convegno o un dibattito tra esperti.
Basterebbe esaminare gli atteggiamenti assunti dalla classe politica locale e dai singoli cittadini nel dopo sisma o ancor più semplicemente, valutare il tono delle risposte che vengono date alle affermazioni del Dott Gabrielli.
Mi sono chiesto: se un mio amico mi rimproverasse per un mio difetto, mi offenderei? gli “mollerei” uno schiaffone? gli toglierei il saluto? gli direi di non impicciarsi? cercherei di trovargliene uno peggiore per ferirlo in egual misura? o più semplicemente valuterei le motivazioni dei suoi rimproveri per capire se davvero avesse ragione lui?
Il tono della risposta evidenzierebbe la mia caratterialità che in questo esempio spazierebbe dal puro istinto, alla massima razionalità .
La stesa cosa può applicarsi alle indirette critiche del dott. Gabrielli.
Ho letto sul web risposte stizzite, che hanno evidenziato permalosità e spirito polemico, finalizzato spesso a dimostrare che la colpa della disorganizzazione era da imputare ad altri. Ma Gabrielli non ha criticato la disorganizzazione della ricostruzione aquilana che non viene negata da nessuno tanto é evidente, ma solo che è mancata la azione diretta e forte delle popolazioni locali che sono restate un po’ alla finestra limitandosi a protestare perché qualcuno risolvesse i loro problemi piuttosto che affrontarli direttamente, seppure nella misura limitata di quanto era nelle possibilità di ciascuno o delle singole amministrazioni locali con la sola lodevole, ma sterile eccezione della rivolta della carriole
Resta quindi senza risposta il vero quesito: se gli aquilani avessero la caratterialità Emiliana, la ricostruzione sarebbe ancora a questo punto?
Il fatto che non si è proceduto a pulire subito le strade, organizzare un ufficio che fornisse informazioni chiare, o a potenziare subito il sito internet comunale che fosse in grado di comunicare informazioni coerenti, o ad organizzare i controlli per limitare i furti negli alloggi o lo smaltimento delle macerie e i puntellamenti, o fornire direttive semplici ed efficaci per le progettazioni, se non addirittura elaborare proposte accoglibili dal governo centrale, é imputabile in qualche misura anche alla diversa indole degli aquilani rispetto a quella emiliana o é dovuta invece alla aggettiva complessità dei problemi o forse addirittura alle azioni di boicottaggio del governo centrale che ha impedito agli enti locali di esprimere le loro potenzialità organizzative?
In realtà questo sottolinea garbatamente l’amico Gabrielli, perché é proprio da tutto questo che si risale alla cultura locale. Non sono offese, ma momenti di riflessione che vanno approfonditi per conoscere meglio le proprie potenzialità e i propri limiti.
La cultura di un popolo non é mai migliore o peggiore di altre e non va mai giudicata per farne una inutile graduatoria. Va però compresa, proprio come facevano gli antichi Romani con quella delle popolazioni con cui venivano in contatto.
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